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Aperitivo Bafoulabè da GRIOT, con Madya Diebate e Djibril Gningue

Domenica 10 aprile alle ore 19, aperitivo musicale Bafoulabé da GRIOT
Un’occasione per ascoltare dal vivo Madya Diebate alla kora e Djibril Gningue a ngoni e basso e gustare sapori provenienti da Africa e Medio Oriente… nel cuore di Trastevere!

Bafoulabé è il nome di una formazione musicale aperta, che vede al suo interno diversi musicisti che si alternano a seconda del progetto musicale in corso. E’ il nome di un villaggio in Mali, ma indica anche il punto esatto in cui si incrociano due fiumi. Nel caso dei due musicisti ospitati da GRIOT, Bafoulabé vuole essere punto di incontro, a cui approdano e da cui ripartono due esperienze musicali differenti.
Madya Diebate e Djibril Gningue propongono uno spettacolo di musiche dall’Africa Occidentale che attinge al repertorio della musica tradizionale mandinga, epiche e storie che narrano dell’impero del Mali e dei suoi eroi, miti tramandati dai griot, di padre in figlio, fino ai giorni nostri. Un repertorio classico, arrangiato con la sensibilità moderna di due straordinari interpreti della diaspora. Madya Diebate suona la kora, un’arpa tradizionale mandinga a 21 corde, e canta le epopee dell’impero del Mali. Djibril Gningue suona il ngoni un liuto a quattro corde originario delle savane del Sahel e il basso elettrico.
L’aperitivo che accompagnerà l’esibizione dei due artisti comprende specialità dal Nordafrica e dal Medio Oriente, the e tisane, bevande alcoliche e analcoliche e vini biologici, al costo di 10 €.
Madya viene dalla Casamance, una regione a sud del Senegal in cui prevale l’etnia mandinka. Discende da una famiglia griot, con una parentela stretta con la famiglia di Toumani Diabate e Ballake Sissoko. La kora, l’arpa a 21 corde dei mandingo, è originaria di quelle terre. A differenza dei maliani, in Gambia e in Casamance la kora si suona in modo più ritmico e percussivo, con le corde che vengono colpite e pizzicate.
Madya Diebate può essere considerato uno dei più virtuosi suonatori di kora della diaspora africana. Attento interprete della cultura mande suona sia in gruppi tradizionali che  in  progetto di fusione che vedono assieme la crema del jazz italiano e la tradizione orale ouest-africaine. http://www.myspace.com/madyadiebate
Djibril è un polistrumentista senegalese di etnia serer. Suona il basso, la chitarra acustica e elettrica, il ngoni (chitarra tradizionale africana), la kora (arpa africana) e le percussioni (sabar, djembe). Djibril ha una lunga esperienza musicale a Dakar, Senegal, dove ha suonato con i migliori musicisti. In Europa e in Italia ha collaborato con diversi gruppi musicali e teatrali. http://www.myspace.com/djibril_gningue

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Derek Walcott presenta a Roma in prima mondiale l'opera teatrale "Moon-child (Ti Jean in Concert)"

“Moon-Child (Ti Jean in Concert)”, testo, scenografia e regia di Derek Walcott
Lunedì 4 aprile, alle ore 21, presso l’American Academy in Rome, verrà presentata la prima mondiale dello spettacolo teatrale del Premio Nobel per la Letteratura Derek Walcott
Derek Walcott, residente dell’Accademia come “William B. Hart Poet-in-Residence”, mette in scena il suo ultimo lavoro teatrale con gli attori Wendell Manwarren (Trinidad), Giovanna Bozzolo (Italia) e Dean Atta (Regno Unito). Le musiche per lo spettacolo sono di Ronald Hinkson (Santa Lucia). La scenografia di Derek Walcott e Peter Walcott (SAnta Lucia).
Lo spettacolo si svolgerà in lingua inglese, con una sinossi in lingua italiana. L’evento è stato reso possibile grazie al “Maria Cox and New Initiatives for Don Fund”. L’ingresso è gratuito, previa esibizione di un documento all’ingresso.
American Academy in Rome, Villa Aurelia
Largo di Porta San Pancrazio, 1
www.aarome.org

La Libreria GRIOT sarà presente all’evento con una selezione di testi di Derek Walcott, in lingua originale e in italiano con testo originale a fronte
“Ho dell’inglese, del negro e dell’olandese in me
sono nessuno, o sono una nazione”
Così fa dire Derek Walcott, nel poemetto “La goletta Flight”, ad un personaggio che potrebbe essere il suo alter ego. Scrittore e poeta caraibico, Derek Walcott nasce nel 1930 a Santa Lucia, una delle perle del Mar dei Caraibi, crogiolo di incontri e scontri tra culture e lingue diverse. La creolità, che caratterizza gli artisti nati in quest’area, raggiunge con la vastissima opera poetica di Walcott un vertice di assoluta originalità e bellezza, coronato nel 1992 con il conferimento del Premio Nobel per la letteratura. Tra i suoi libri, si ricondano “Uve di mare”, “Mezza estate”, “Mappa del Nuovo Mondo”, “Omeros”, “Isole”, “Prima Luce”, “Odissea”.
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Libia, tra rivolta, repressione e intervento internazionale. Riflessione con Eric Salerno e Annamaria Rivera


Libia, tra rivolta, repressione e intervento internazionale. Riflessione con Eric Salerno e Annamaria Rivera

Domenica 20 Marzo, alle ore 18.30, la Libreria GRIOT organizza un incontro sugli eventi in Libia. Interverranno Eric Salerno, giornalista e autore di numerosi testi sul Medio Oriente e sulla Libia, e Annamaria Rivera, docente di Etnologia e Antropologia Sociale all’Università di Bari

La straordinaria e (almeno da questa parte del Mediterraneo) inattesa ondata di rivolte e manifestazioni che ha attraversato il Nordafrica e il Medio Oriente dallo scorso dicembre si è drammaticamente impaludata in Libia. In molti, nelle settimane precedenti all’esplosione delle proteste nel paese, avevano escluso quello libico dal novero dei regimi “a rischio”.
Queste ipotesi sono state spazzate via dalle manifestazioni che hanno attraversato anche la Libia e che sono state accolte da Gheddafi e dai suoi fedelissimi con un’intransigenza sanguinaria che le diplomazie occidentali hanno faticato a condannare del tutto. Nel mezzo di una brutale guerra civile, sono moltissime le emergenze che destano preoccupazione: dalla repressione feroce messa in atto dal regime di Gheddafi contro i ribelli al rischio di veri e propri stermini di massa nei confronti delle popolazioni di regioni come la Cirenaica, storicamente più riottose rispetto al controllo esercitato dal centro; dalla gravissima situazione in cui si trovano le migliaia di migranti detenuti nelle carceri libiche anche a seguito delle politiche di chiusura delle frontiere e di respingimenti messi in atto dal nostro paese ai rischi legati al blocco degli approvvigionamenti energetici. L’atteggiamento della comunità internazionale nei confronti della cr isi libica è stato ambiguo e prudente, fino alle importanti decisioni prese poche ore fa in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La situazione continua a mutare di ora in ora: per commentare gli ultimi sviluppi e tentare di darne un quadro più ampio, saranno con noi Eric Salerno, giornalista e autore di due testi sulla storia della presenza italiana in Libia, e Annamaria Rivera, antropologa e attivista antirazzista.

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Inizio dei laboratori di arabo giornalistico e letteratura araba

Il 20 Settembre avrà inizio il nuovo ciclo di laboratori di arabo giornalistico e letteratura araba. Le iscrizioni sono aperte dal 3 settembre.
I corsi sono organizzati dall’Associazione Officina GRIOT nei locali dell’omonima libreria, in via di Santa Cecilia 1/A a Roma (Trastevere). Le iscrizioni sono aperte fino ad esauremento posti; fino ad un massimo di otto allievi. (e ciascuno dei corsi sarà attivato con un minimo di quattro iscritti).

Insegnanti madrelingua (da Algeria ed Egitto). I libri di testo necessari saranno in vendita da GRIOT, alcune slides di presentazioni in powerpoint verranno distribuite agli allievi nel corso delle lezioni.

– ARABO GIORNALISTICO
martedì e giovedì, ore 20-22
400,00 euro – 25 lezioni
dal 21 settembre
– ARABO LETTERATURA E CONVERSAZIONE
ogni lunedi, ore 18-20
400,00 euro – 25 lezioni
dal 20 settembre

• I corsi inizieranno con un minimo di quattro iscritti.
• E’ necessaria l’adesione annuale all’Associazione Officina GRIOT (30,00 €).
• Gli orari dei corsi sono suscettibili di variazione.

Per maggiori informazioni sul programma dei corsi e le modalità di iscrizione contattare: [email protected] – tel. 06 58 33 41 16.

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Palm_Wine_Bar@GRIOT: Guinea Conakry – la musica dell'indipendenza

Bembeya-b+w-2Sabato 31 Ottobre alle 18.00 prende il via Palm_Wine_Bar@GRIOT, la nuova serie di serate musicali a cura di TP Africa accompagnate da vino di palma. La prima sarà dedicata alla scena musicale della Guinea Conakry negli anni dell’indipendenza.
Siamo alla fine degli anni ’50, uno dopo l’altro, i paesi dell’Africa sub-sahariana conquistano la loro indipendenza dopo secoli di sottomissione, e i loro primi governi si trovano ad interpretare il sogno del rinascimento nero, una parabola attesa e annunciata. Prima che l’entusiasmo di quegli anni venga spento dai colpi di stato e dalla deriva verso dittature sanguinarie, la romantica storia post-coloniale africana ha i suoi poeti e la sua colonna sonora, che ancora oggi ne trasmettono vividamente lo spirito.
Come le immagini, anche la musica può arrivare oltre il limite in cui si fermano le parole. La musica dei Bembeya Jazz National, di Balla et ses Balladins, di Keletigui et les Tambourinis e delle altre orchestre guineiane trasmette ancora oggi il sogno di un continente.
TP AFRICA
Per comprendere e apprezzare l’Africa di oggi non basta solamente invocarne la sfortuna o i diritti. L’Africa va scoperta e conosciuta, ma affinché ciò avvenga la sua cultura deve essere rese disponibile.  TP Africa è un’associazione nata per diffondere la musica e la cultura africana attraverso la costruzione di ponti per accedere a una terra fremente. Il suffisso T.P. – Tout Puissant (che può tutto) – vuole evidenziare il potenziale dell’Africa, che a volte non si esprime, ma anche quando accade, come nella musica, rimane spesso sconosciuto.  Oltre alle pubblicazioni su Web e su carta stampata (Carta, Mondomix), alle trasmissioni radio (Radio Popolare Roma) e alla etichetta indipendente Wallai Records, TP Africa si occupa di creare contatti con musicisti africani e di organizzare concerti ed eventi culturali. www.tpafrica.it

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Chi decide che cosa mettiamo nel piatto? Con Nora McKeon e Ndiogou Fall


Sabato 17 Ottobre, ore 19.00
logo_wfd_small_it_01Se viene rispettata la bozza elaborata durante mesi di negoziati,
il 17 ottobre 2009 gli stati membri della FAO adotteranno una proposta che istituirà un forum globale autorizzato a deliberare su questioni di cibo e agricultura in nome del Diritto al Cibo dei cittadini di tutto il mondo, e non della ricerca di profiti di speculatori finanziari e di multinazionali agroalimentari.
 Sabato 17 ottobre alle 19.00, in occasione della giornata mondiale dell’alimentazione promossa dalla FAO, Libreria GRIOT propone un commento a caldo sui risultati di questo importante negoziato. Intervengono Nora McKeon, autrice del libro The United Nations and Civil Society. Legitimating Global Governance-Whose Voice? (Zed Books, 2009) e di Ndiogou Fall, Presidente della Rete di organizzazioni contadine dell’Africa occidentale.

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Mali – Storia e Architettura

Circuito Archtettura Saheliana (da Novembre a Febbraio)
Terra di scambio, d’incontro tra culture, in Mali si sono succeduti nel corso della storia numerosi imperi e regni, tra cui l’impero del Songhai del XV sec. e quello Toucouleur del XIX sec. Insediati in diverse parti del grande territorio che oggi è il Mali, hanno costruito sontuosi edifici, città o villaggi disseminati per tutto il paese. Attraverso l’Architettura Sudanese, questo viaggio di 15 giorni vi porterà alla scoperta del Mali, della sua storia e della sua cultura, passando da Ségu, vecchia capitale del Regno Barbara, dalle mura di sabbia, e Djenné. Qui potrete visitare i più affascinanti esempi di Architettura Sudanese. Nominata Patrimonio Mondiale dell’UNESCO e detta anche la città dei 42 Marabutti, ospita la meravigliosa moschea in terra cruda. Costruita nel XIII sec in briks (mattoni) di bankò (un impasto di acqua ed argilla prelevata dal fiume Niger ed arricchito, a seconda dei luoghi d’utilizzo, da diversi elementi), con le sue due torri si erge a guardia della città. Passando per Mopti, Bandiagara e per le costruzioni troglodite in arenaria rosa dei Pays Dogon, in piroga raggiungerete la mitica Timbuktu alle porte del Deserto del Sahara. Sede di una delle più importanti Università del mondo islamico, potrete visitare l’antica biblioteca, la moschea di Sidi Yahya, eretta nel XVsec per volere di Omar, principe di Timbuktu, e la moschea di Djingareyber, realizzata da un architetto andaluso  nel 1325, per volere dell’imperatore Kankou Moussa.
Per maggiori informazioni sul programma del viaggio e i prezzi, contattateci a [email protected]

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Il Gruppo di Lettura

IL GRUPPO DI LETTURA DELL’ASSOCIAZIONE OFFICINA GRIOT

Per il ciclo 2009-2010 è stato scelto come tema del gruppo di lettura il Sudafrica, perché è interessante conoscere un paese di cui tanto si è parlato, (soprattutto nel 2010) con i primi Mondiali di calcio in territorio africano), attraverso le opere della sua letteratura – titoli classici, ma anche testi meno noti. Quella che segue è una lista di dodici libri e rappresenta una traccia per il lavoro del gruppo, anche se non tutti forse verranno letti, e uno o due titoli si potranno aggiungere in corso d’opera.
product_img_178_300x200.jpgPer chi l’anno scorso non ha seguito il primo ciclo di incontri, ecco le “istruzioni per l’uso”.
Cosa (non) è un gruppo di lettura: non è una lezione, non è una presentazione, e neppure un reading. Nel gruppo non ci sono docenti e non ci sono allievi, solo persone che amano leggere (vedi punto successivo).
Chi può partecipare: chiunque ami leggere e sia disposto ad affrontare avventure letterarie, fuori dai tracciati più battuti. La frequenza è libera e gratuita, si richiede solo la tessera associativa di Griot, che costa 30 euro (15 per insegnanti, studenti e over 60) e offre numerosi vantaggi, tra cui uno sconto del 10 per cento su tutti i titoli in vendita nella libreria.
Come funziona: i partecipanti leggono a casa loro (o dove preferiscono) il libro prescelto e durante le riunioni del gruppo mettono a confronto le osservazioni e le idee nate dalla lettura del testo. E’ appunto questo dialogo con altri lettori dotati di esperienze e sensibilità diverse a dare la possibilità di interpretare un’opera in modo più ricco e significativo. Sebbene la lettura appaia spesso come una pratica solitaria, questo “leggere attraverso gli altri” stimola il piacere di leggere e fornisce importanti strumenti di analisi e di riflessione.
Quali libri si leggono:
Olive Schreiner, Storia di una fattoria africana, Giunti – (13 dicembre 2009)
Zakes Mda, Verranno dal Mare, E/O – (17 gennaio 2010)
André Brink, La polvere dei sogni, Feltrinelli – (28 febbraio 2010)
Antjie Krog, Terra del mio sangue, Nutrimenti (25 aprile 2010)
JM Coetzee, La vita e il tempo di Michael K., Einaudi

Athol Fugard, Tsotsi, minimum fax
Nadine Gordimer, Il conservatore, Feltrinelli
Arthur Maimane, Vittime, Edizioni Lavoro
Zoe Wicomb, In piena luce, Baldini Castoldi Dalai

Sindiwe Magona, Da madre a madre, Gorée
Kgebetli Moele, Camera 207, Epoché
Niq Mhlongo, Cane mangia cane, Morellini

Informazioni pratiche: il gruppo si incontra una volta al mese, la domenica mattina alle 11, alla Libreria Griot (via di Santa Cecilia 1 a, 00153 Roma). Gli incontri vengono di volta in volta annunciati nel sito della libreria http://www.libreriagriot.it/. Per informazioni mandare un’email a [email protected] o telefonare allo 06/58.33.41.16
Ideazione e coordinamento: Maria Teresa Carbone, giornalista culturale, autrice e traduttrice.

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Laboratorio di narrazione – I RACCONTI DEL GRIOT

Gli incontri (8) avverranno di sabato mattina (10-13) a partire dal 6 giugno 2009.

 

Il Griot e la Griotte erano maestri di parola. Non solo conservavano nella loro mente la storia e la genealogia del loro popolo, ma partecipavano con racconti, canti, musica e danze a tutti i momenti significativi della loro comunità: nascite e morti, matrimoni, vittorie e sconfitte. Equanimi, saggi e gioiosi erano anche, in pari misura, portatori di consiglio sia al re sia al suo popolo. Del resto, anche la cultura europea ha avuto i suoi Griot, da Omero al più umile cantastorie siciliano.

In Africa, quella dei Kouyaté è una delle famiglie di Griot più antiche, e vanta le radici del suo lignaggio nel Griot che venne offerto in dono a Sundyata Keita, il fondatore dell’impero Mandingo nel XII secolo. Ed è stato da Sotigui Kouyaté, premiato come miglior attore protagonista nell’ultimo Festival di Berlino, che Enrica Baldi, animatrice del workshop, ha ricevuto gli insegnamenti che stanno alla base di questo laboratorio.
Attraverso esercizi collettivi per il corpo, la voce e la mente come immaginazione e memoria, i partecipanti lavoreranno su:
la parola e il gesto
gli eventi e i pensieri
la sillaba, la parola, l’armonia del fraseggio
la libertà del corpo nello spazio e in comunione con gli altri
l’interazione con l’ambiente (persone e oggetti)
l’elocuzione nitida, libera e significativa
per arrivare ai fatti di oggi, partendo dal racconto di miti della cultura greco-romana, di alcuni “fioretti” di San Francesco e fiabe d’autore che ciascun partecipante sceglierà seguendo la propria inclinazione. La nostra maestra di parola sarà la poesia.
Enrica Baldi si è formata a Roma nel teatro classico italiano e a Parigi nel teatro interetnico di Peter Brook e nella commedia d’improvvisazione di Jean-Claude Penchenat. Docente di Scienze della Comunicazione a Teramo, lavora come consulente di sceneggiature. Ha diretto laboratori di scrittura e teatro al Tibetan Children’s Village di Dharamsala (India) e aderisce alla filosofia pedagogica di Maria Montessori.
Il laboratorio costa 250 Euro + quota associativa.

Per informazioni sulle iscrizioni, contattare la Libreria GRIOT: tel 06 58 33 41 16 – [email protected] 

 

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In riva al Joliba di Abdourahman A. Waberi

Internazionale 782 – 13 febbraio 2009
C’è una favola dei bambara del Mali che descrive perfettamente la situazione attuale del mondo. Si chiama Donni dongama (La piccola danza indanzabile). È una favola crudele, che a un certo punto dice: “Se il ballerino fa un passo indietro, muore suo padre. Se ne fa uno avanti, muore sua madre. Se non balla, muore”. Per capire come stanno le cose, forse bisognerebbe prestare ascolto alla saggezza dei poveri, all’esperienza dei più vulnerabili.
Nel marzo del 1991 a Bamako e in tutto il Mali è caduto un muro. La popolazione ha messo fine alla dittatura militare di Moussa Traoré. Decine di cittadini hanno pagato con la vita il processo di apertura politica. Qualcosa è cambiato in quelle settimane di rivolta e furore, un po’ come quando una nave durante la notte gira intorno all’ancora e il giorno dopo si ritrova con la prua puntata al largo.
Rieccoci a Bamako. Una città comincia così, nel ricordo di un racconto o di un sogno, molto prima di trovarsi con la cartina sotto il naso. Discreta e indolente, Bamako si stende da una parte e dall’altra del fiume: Niger, lo chiamano gli stranieri; Joliba, gli abitanti del posto. La città non fa brillare sotto i riflettori i suoi figli più prestigiosi – Seydou Keita, Malick Sidibé, Souleymane Cissé, Salif Keita, Amadou & Mariam e altri hanno conosciuto il successo all’estero – né le sue attività culturali, come il mese della fotografia, il festival Théâtre de réalités di Adama Traoré, gli spettacoli di danza di Kettly Noël o le mostre del museo nazionale diretto dal dinamico Samuel Sidibé.
Gli abitanti di Bamako non amano vantarsi. Sono rimasti umili e placidi come le acque del Joliba. Lasciano la parola a Dakar, dove proliferano forum, convegni e conferenze internazionali, come perle al collo di una bella donna del Sahel.
A novembre si è svolta la diciannovesima edizione del festival Etonnants voyageurs. Gli scrittori invitati hanno incontrato gli studenti, che aspettavano l’evento come i contadini aspettano la pioggia. Il gusto della lettura, una merce così rara in Africa, ha regnato durante tutto il festival. C’è chi ha fatto domande sui rischi e sulle soddisfazioni del duro mestiere di scrivere. In un paese come il Mali, dove un’edizione economica costa l’equivalente di dieci giorni di stipendio, ci vuole fortuna per riuscire ad appagare la propria sete di sapere, di sognare, di raccontare.
Spesso lo scrittore africano sembra un miracolato, un fantasma di cui tutti hanno sentito parlare ma che nessuno ha mai letto. Ha la sensazione di scrivere invano, di essere un écrit vain (scritto inutile), come diceva William Sassine, l’autore guineano ucciso dall’alcol e dalla disperazione nel 1997.
William Sassine è morto troppo presto. Non ha conosciuto la febbre della lettura che ha assalito i giovani maliani riuniti nel palazzo della cultura Amadou Hampaté Bâ per assistere all’omaggio ad Aimé Césaire. Non li ha visti fare domande granitiche e collezionare autografi. Liceali in jeans extralarge e adolescenti filiformi che sfoggiano sorrisi disarmanti e finte borse di Dolce e Gabbana.
Come tutte le metropoli africane, Bamako è un calderone di lingue e di culture. Ogni abitante, indipendentemente dalla sua origine o dalla classe sociale, appena apre bocca non può che abbracciare la lingua di Babele. Salif Keita lo ha detto tante volte nelle sue canzoni.
Keita è il musicista dalla voce di seta più apprezzato in Mali dopo Ali Farka Touré, morto nel 2006. Di origine aristocratica, Salif si è dovuto scontrare con la famiglia per poter condividere l’arte del canto con la casta dei griot. Oggi si batte a sostegno degli albini, vittime dell’emarginazione sociale. Lui stesso è albino e non ha dimenticato le umiliazioni, il ripudio del padre, la solitudine e le offese subite fin dall’infanzia per colpa del suo colore.
La vita di quest’uomo è simile a quella del continente africano, maledetto e benedetto insieme. Per ogni disgrazia c’è una provvidenza. Si parte, si torna, si lavora e si vive qui e là. Mendicante tra i Keita, nobili mandinghi. Nobile tra i mendicanti.
“Nato e cresciuto in Mali”, raccontava il cantante sul quotidiano francese Libération nel 2006, “ho visitato la Francia per la prima volta nel 1974. Mi sono sentito spaesato di fronte alla modernità, ai bei viali, all’organizzazione. Poi mi ci sono trasferito nel 1983 per lavorare come musicista. Sono tornato in Mali negli anni novanta, quando nel mio paese è tornata la democrazia. In Francia ho scoperto la musica ‘industriale’, la produzione di massa. In Africa, invece, la musica non è considerata un lavoro. Anche le relazioni familiari sono molto diverse. In Francia un ragazzo a diciott’anni è maggiorenne. Desidera la sua indipendenza, vuole allontanarsi dai genitori. In Mali si rimane figli finché i genitori sono vivi. La famiglia è un enorme baobab, che offre i suoi frutti e la sua ombra, un riparo piacevole. Una famiglia che fiorisce è il simbolo dell’amore”.
Si è detto tante volte durante il festival di Bamako: il Mali e l’Africa intera si salveranno grazie alla cultura. Non a caso nel paese di Oumou Sangaré, Rokia Traoré e dei Tinariwen, la musica porta già più ricchezza del cotone! 
 
Traduzione di Jamila Mascat
 
Abdourahman A. Waberi, nato a Gibuti nel 1965, è scrittore, saggista, poeta e drammaturgo. Il suo ultimo libro pubblicato in Italia è Gli Stati Uniti d’Africa (Morellini 2007). Ha scritto questo articolo per Internazionale.