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Performance poétique: Marc Alexandre Oho Bambe, poeta « slameur » e Pape Kanouté, griot, al sassofono e kora

Domenica 16 dicembre alle 18,30 GRIOT ospita la “performance poétique” di Marc Alexandre Oho Bambe, poeta « slameur » e Pape Kanouté, griot, al sassofono e kora.

Si tratta della prima “performance poétique” in Italia di Marc Alexandre Oho Bambe, detto Capitaine Alexandre, in questa occasione accompagnato dal celebre musicista griot Pape Kanouté.
Poeta slameur, Marc Alexandre Oho Bambe, semina note e parole di resistenza e di pace, di memoria e speranza. Scrittore al ritmo del cuore,  Capitaine Alexandre recita i suoi testi e canta i “possibili” sui palchi del mondo intero. La sua poesia canta il possibile, il dono di se, l’amore e la rivolta, la ricerca dell’umano, “niente altro che l’umano” e il rifiuto radicale di vivere “a braccia incrociate da sterile spettatore”. Membro fondatore del “ Collectif On A Slamé Sur La Lune”, Capitaine Alexandre è anche cronista (Africultures, Mediapart, Le Nouveau Magazine Littéraire) e molto attivo nell’ambiente scolastico e universitario al fine di propagare tra i giovani il rispetto e il senso, “l’essenza”, di una vita curiosa dell’ “Altro” e dell’esistenza libera, affrancata da dogmi ed estremismi.
Marc Alexandre Oho Bambe ha pubblicato 6 libri: ADN (Afriques Diasporas Négritude),  Le Chant des possibles (vincitore del  Prix Fetkann de poésie e del prix  Paul Verlaine de Poésie de l’Académie Française, nel 2015), Résidents de la République (saggio scritto in uno « stato d’urgenza » nel 2016) Edizioni La Cheminante, e De terre, de mer, d’amour et de feu (nel 2017) edizioni  Mémoire d’Encrier. Il suo primo romanzo, Diên Biên Phù (vincitore del premio Louis Guilloux 2018) è stato pubblicato nel marzo 2018 da Sabine Wespieser éditeur, contemporaneamente alla sua nuova raccolta Ci-gît mon coeur (Ed. La Cheminante).
Marc Alexandre Oho Bambe è stato nominato “Chevalier de l’Ordre National du Mérite” per decreto presidenziale francese del 2 maggio 2017.
www.capitainealexandre.com 
https://www.youtube.com/watch?v=xGlxpWLUr74&feature=youtu.be  (Instants suspendus)


Pape Kanouté nasce da una grande famiglia mandinga di griot, dove è stato iniziato ed educato ai rituali tradizionali. Dopo anni di studi superiori, si è diplomato e ha insegnato all’”Ecole Nationale des Arts du Sénégal” (ENAS). Come sassofonista e chitarrista è stato inserito nell’Orchestra nazionale senegalese e ha suonato con grandi artisti nazionali e internazionali come Africando, Youssou N’dour, Ismael, Harry Bellafonte, Dizzy Gillespie, Burning Spear, Jimmy Owen, Kenny Clark, Manu Dibango. Oltre ad essere cantante, Pape ha voluto abbracciare l’arpa che ha ereditato dalla sua discendenza, “la Kora” (strumento a corda a 21 o 25 corde oggi), per farne uno strumento magico e misterioso, il suo compagno di battaglia, con il quale ha girato il mondo.
 
Ingresso: 10€ quale quota associativa e sostegno all’organizzazione della performance e delle tante attività culturali e artistiche proposte ai soci di Officina GRIOT. 
E’ necessaria la prenotazione scrivendo a: [email protected]
 

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Il mercatino di Natale di GRIOT!

Da domenica 2 dicembre, ogni weekend dalle 12 alle 20, GRIOT vi invita a visitare il nostro tradizionale mercatino di Natale

Ci saranno tanti nuovi oggetti appena arrivati dall’Africa Occidentale: veli, stoffe, stuoie e ceste colorate, vassoi di latta, sgabelli, pupazzi in wax per bambini, gioielli, saponi e prodotti per il corpo realizzati in Mauritania e Burkina Faso e tanto tanto altro…
Sarà l’occasione per sostenere le attività della libreria, curiosare tra i nostri libri e scambiarci gli auguri!
Chi verrà a trovarci potrà ristorarsi con una bella tazza di tè o bissap…che aspettate?
Ci vediamo da GRIOT da domenica 2 dicembre!

 

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Presentazione di "Storia dei Mediterranei" (2018, Edizioni di storia e studi sociali)

Sabato 1 dicembre alle 18.00, GRIOT è felice di ospitare la presentazione di “Storia dei Mediterranei. Popoli, culture materiali e immaginario dall’età antica al Medioevo”, pubblicato da Edizioni di storia e studi sociali. Partecipano all’incontro i coautori del volume Flavio Enei, direttore del Museo della Navigazione antica di Santa Severa, e Carlo Ruta, saggista e storico del Mediterraneo, e l’archeologa Elisabetta Mangani, già operante al Museo Pigorini di Roma

 

Un progetto di ricognizione storica, sul Mediterraneo, perlustrato con strumenti analitici mirati, allo scopo di coglierne in maniera nuova le ricche pluralità, le differenze, il policentrismo etnico e culturale, e sottolinearne tuttavia, oltre le parzialità degli approcci eurocentrici, le comunanze, le contaminazioni e i fondamentali punti di contatto e di confluenza. È questo il senso che definisce la “Storia dei Mediterranei”, cui hanno lavorato, ognuno da una particolare prospettiva, tredici studiosi di alto profilo, italiani ed esteri: Franco Cardini, Massimo Cultraro, Flavio Enei, Massimo Frasca, Jean Guilaine, Stefano Medas, Antonio Musarra, Patrice Pomey, Carlo Ruta, Alberto Salas Romero, Laura Sanna, Francesco Tiboni, Alessandro Vanoli.

L’esito è quello di un’indagine plurale e sfaccettata ma allo stesso tempo coesa che ripercorre, attraverso un ordito che è stato voluto multidisciplinare, le fasi più emblematiche di una vicenda lunga, dalla protostoria al Medioevo, con l’adozione di metodologie affinate e innovative, allo scopo di identificare le ragioni e i progetti di vita sociale e civile di un Mediterraneo che è la somma sorprendente di tanti Mediterranei, di un mondo che è in realtà un insieme di mondi, ognuno con propri caratteri ma tutti portatori di una naturale disposizione a relazionarsi.
Si tratta allora di tante storie, che però finiscono inevitabilmente con il convergere e l’intrecciarsi. È la storia, ad esempio, di un Oriente che in alcuni tratti nodali riesce a supportare le trame civili dell’Occidente. È la vicenda di un Nord che finisce con il condividere i propri destini con quelli del Sud, ancora attraverso contagi, materiali e culturali. È la storia, ancora, del sacro, lacerato e attraversato da chiusure identitarie, e che tuttavia, in maniera sorprendente, si ritrova a dialogare e a coesistere, nel concreto della vita materiale e nelle vicissitudini intellettuali. È la storia, in definitiva, di popoli distanti che, indotti dal bisogno e dalle ricorrenti migrazioni, finiscono però con il ritrovarsi, su piani fondamentali, in un ethos accomunante, fatto di tradizioni, conoscenze e tecniche condivise, di leggi del mare, di contagi artistici, cultuali e culturali. È la storia, anche, di conflitti accesi e devastanti, che non frustrano tuttavia la volontà dei popoli che circondano il Mediterraneo, da nord a sud, da oriente a occidente, nella ricerca, in realtà inesauribile, del contatto.

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Presentazione di "Iran, 1979. La Rivoluzione, la Repubblica islamica, la guerra con l’Iraq" di Antonello Sacchetti (2018, Infinito Edizioni)

Domenica 25 novembre alle 18,00 GRIOT ospita la presentazione di “Iran, 1979. La Rivoluzione, la Repubblica islamica, la guerra con l’Iraq” di Antonello Sacchetti (2018, Infinito Edizioni). Insieme all’autore ci saranno Gaudia Sciacca, bibliotecaria e Abolhassan Hatami, architetto, traduttore e promotore di Ihsan, think thank musulmano.

La storia dell’Iran non comincia certo nel 1979, ma la rivoluzione, con il suo prezzo altissimo di sangue e di verità, con le lacerazioni insanabili e con le ferite solo in parte ricomposte, è ormai una parte fondamentale, imprescindibile della storia e dell’identità del Paese. Non può e non deve essere assolutamente considerata una “parentesi storica” (come Benedetto Croce definisce il fascismo per l’Italia), o un “incidente di percorso” lungo la strada che porterà forse un giorno a una democrazia liberale di stampo occidentale.

La rivoluzione, oltre a segnare la storia dell’Iran e di tutto il Medio Oriente, ha toccato la vita di milioni di iraniani: ha diviso e lacerato famiglie, distrutto vite e carriere, dato speranze illusorie e liberato energie insospettabili, affossato e realizzato sogni, segnando profondamente l’esistenza sia di chi quegli eventi storici li ha vissuti sia di chi è nato dopo e ne ha toccato con mano e ne subisce tuttora le conseguenze. Ripercorrerne le origini, anche attraverso le testimonianze dirette di chi l’ha vissuta, è un esercizio fondamentale. La rivoluzione, come diceva Mao Tse Tung, non è un pranzo di gala. Nemmeno quarant’anni dopo.

“Ho letto queste pagine con lo stesso ritmo frenetico con il quale sono accaduti i fatti raccontati con passione e precisione da Sacchetti, impressionata, ancora una volta, dalla violenza che sconvolse l’Iran di quegli anni, dal caos e dal terrore come uniche leggi, ma anche dalle tante e complesse ragioni storiche che portarono allo sconvolgimento di quell’area geografica, la cui onda lunga lambisce e condanna ancora oggi tanti Paesi a scenari di guerra e di morte” (dalla prefazione di Chiara Mezzalama).

Antonello Sacchetti (1971) è giornalista, blogger e appassionato di Iran. Dal 2012 cura il blog Diruz. L’Iran in italiano (www.diruz.it), da lui fondato. Con la nostra casa editrice ha pubblicato I ragazzi di Teheran (2006), Misteri persiani (2008), Iran. La resa dei conti (2009), Trans-Iran (2012), La rana e la pioggia (2016).

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Presentazione di "Walking the line" di G. Cecere, C. Dalla Negra e C. Elia (2018, Milieu edizioni)

Sabato 24 novembre, alle 18 GRIOT presenta il libro “Walking the line. Palestina e Israele lungo il confine che non c’è” di Gianluca Cecere, Cecilia Dalla Negra e Christian Elia (Milieu edizioni). Insieme a Cecilia Dalla Negra e Christian Elia parteciperà Chiara Comito di Editoriaraba.

Walking the line è un progetto multimediale dei giornalisti Cecilia Dalla Negra e Christian Elia che insieme al fotografo Gianluca Cecere hanno esplorato i territori intorno alla “Linea Verde”, il confine tra Palestina e Israele precedente alla guerra del 1967. Da questa esplorazione, sostenuta con un crowdfounding da moltissime persone e in collaborazione con Q Code Magazine e Osservatorio Iraq – Medio Oriente e Nord Africa, è nato un libro che racconta con testi e immagini quello che rimane di quel vecchio confine, cancellato da 50 anni di occupazione, colonizzazione e separazione.

“La crescita costante delle colonie illegali, il muro di separazione costruito da Israele che annette ampie porzioni di territorio palestinese, così come il controllo di ogni aspetto della vita della popolazione occupata e di ogni risorsa naturale disponibile: questa è oggi l’essenza di un’occupazione iniziata nel 1967, ma che nel corso di questi 50 anni è mutata profondamente. Camminare lungo quella Linea – fisica, ma anche concettuale e simbolica – raccontandone incontri e scontri, confronti e sogni, memorie e storie. Questo è stato ed è l’obiettivo del nostro viaggio. Che ha la Linea come punto di partenza, per raccontare l’occupazione andando oltre l’occupazione, perché non sia cancellata la memoria di ciò che è stato in passato, ma soprattutto le aspirazioni, i sogni e le speranze per il futuro. Lungo il cammino, le persone e i temi chiave: l’acqua e il muro di separazione, l’espropriazione della terra e delle risorse, la questione delle identità, la resistenza popolare. E ancora, la cancellazione della memoria, la militarizzazione del territorio, l’imposizione di una narrazione egemonica e dominante da parte dell’occupante sull’occupato.” (dal sito walking the line)

Christian Elia, condirettore di Q Code, a raccontato più di 40 paesi per più di 20 testate, per anni con PeaceReporter ed E il mensile. Si occupa di Mediterraneo, Medio Oriente e Balcani. E’ autore di libri, teatro, documentari e radio.
Cecilia Dalla Negra è autrice, ricercatrice e giornalista indipendente, vice-direttore di Osservatorio Iraq. Da anni attraversa la Palestina e la racconta, con uno sguardo attento ai movimenti politici e sociali giovanili e femminili. Si occupa di dinamiche di genere in Medio Oriente e Nord Africa.

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Presentazione di "Allah, la Siria, Bashar e basta?" di Alberto Savioli (2018, BiancaeVolta ed.)

Venerdì 23 novembre alle 18,00 GRIOT ospita la presentazione del libro “Allah, la Siria, Bashar e basta?” di Alberto Savioli. Insieme all’autore parteciperà l’islamista Lorenzo Declich.

Alberto Savioli dal 1997 ha lavorato come archeologo in Siria, divenendo un esperto di tribù beduine, poi in Libano, Turchia, Iraq, Arabia Saudita. Dal 2012 è impegnato con l’Università di Udine nel Progetto Archeologico Terra di Ninive nel Kurdistan Iracheno. In “Allah, la Siria, Bashar e basta?” Savioli  racconta la sua esperienza ventennale in Siria scavando nei ricordi precedenti alla guerra civile, quando il paese era considerato uno dei più avanzati del Medioriente. Questo scavare, messo in relazione con il presente, tira fuori tutte le contraddizioni del passato che non appare più così idilliaco come viene raccontato dal regime. Nel libro di Savioli si intrecciano esperienze, ricordi, conoscenza e molto amore per un paese del quale l’autore ha vissuto in prima persona la distruzione e per il quale si è schierato senza timore, scegliendo chi chiedeva democrazia cambiamento e libertà. Dal 2011, infatti, Savioli ha partecipato alle vicende della rivolta siriana, collaborando con la redazione del sito SiriaLibano, con il sito Q Code Magazine e con la rivista di geopolitica Limes. Le vicende politiche del Medio Oriente lo hanno portato ad assistere ad eventi epocali: nel 2014 mentre si trova a nord di Mosul (Iraq), assiste all’avanzata dello Stato islamico e all’attacco contro le comunità yezide dell’area.

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Etiopia ed Eritrea: che succede? Incontro con Aster Carpanelli, Emilio Ernesto Manfredi e Chiara Nielsen

Venerdì 16 novembre, alle 19, GRIOT ospita un incontro per capire cosa sta succedendo tra Etiopia ed Eritrea.
Partecipano all’incontro Aster Carpanelli, docente di lingua amarica, Emilio Ernesto Manfredi, analista e docente di “Migration and Conflict prevention in Africa” presso la Paris School of International Affairs e Chiara Nielsen, giornalista di Internazionale. 

L’estate del 2018 ha portato dei cambiamenti epocali nel Corno d’Africa: Etiopia ed Eritrea, due stati in guerra per decenni, hanno fatto pace.

Isias Afewerki, dittatore dell’Eritrea dal 1993 e Abiy Ahmed Ali, giovane primo ministro etiope eletto da qualche mese, hanno dato una svolta hai rapporti tra i due paesi, vicini e legati da una storia comune. E se l’Etiopia già da qualche tempo ha intrapreso la strada verso della democratizzazione – come dimostrano l’elezione di Abiy Ali e la nomina di numerose donne ad altissime cariche dello Stato – così non è per il paese vicino, chiuso in una dittatura asfittica e brutale.
Etiopia ed Eritrea si configurano quindi come due paesi accomunati dalla posizione e dalla storia, ma alle prese con un presente profondamente diverso. Cosa sta davvero succedendo, dunque, nel Corno d’Africa? Con l’aiuto degli ospiti presenti tenteremo di capirlo, entrando nelle maglie dei rapporti che legano Etiopia ed Eritrea tra loro, da un lato, e con il resto del mondo, dall’altro.

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Presentazione del libro "Siamo qui. Storie e successi di donne migranti" di Giusi Sammartino

Sabato 17 novembre alle 18 GRIOT presenta il saggio “Siamo qui. Storie e successi di donne migranti” di Giusi Sammartino (Bordeaux ed.). Insieme all’autrice parteciperanno Alba Coppola, docente di Storia e Filosofia, e Tatiana Nogalic sociologa e presidente di AssoMoldave.

“Siamo qui” raccoglie le storie di trenta donne migranti, arrivate nel nostro paese per i più svariati motivi e obiettivi e capaci di reinventarsi di fronte alle difficoltà di una scelta, quella migratoria, spesso presa in totale autonomia e con il peso di una famiglia lasciata a casa.

Le donne sono il 54% degli immigrati e tra questi sono la parte più produttiva e innovativa. dopo una prima fase che le ha viste domestiche, badanti o semplicemente mogli e madri (giunte in Italia per ricongiungimento), le donne riescono a rinnovarsi e a mettere in campo competenze e abilità che nel paese di origine non sono riuscite ad esprimersi. Il libro di Giusi Sammartino ci racconta trenta storie, trenta ritratti di donne “forti” che in Italia sono state capaci di inventarsi una nuova vita.

Giusi Sammartino è laureata in lingua e letteratura russa. Ha scritto su vari quotidiani (La Repubblica, Il Messaggero) e riviste culturali. Hao insegnato lingua russa nei licei romani e lingua italiana (L2) al CARA di Castelnuovo di Porto. Collabora come consulente e ufficio stampa della cooperativa sociale Synergasia onlus. Ho curato l’edizione  di Nuovi scenari socio-linguistici della rivista Affari internazionali (Idos, 2014) e il testo “L’interpretazione del dolore. Storie di rifugiati e di interpreti” (Sensibili alle foglie, 2014).

 

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Presentazione del libro "Riscrivere la nazione" di Caterina Romeo (Mondadori Education 2018)

Sabato 10 novembre alle 18 GRIOT presenta il libro “Riscrivere la nazione. La letteratura italiana postcoloniale” di Caterina Romeo
A discuterne assieme all’autrice ci sarà Anna Scacchi, docente di letteratura anglo-americana all’Università di Padova

Cos’è la letteratura italiana postcoloniale? In questo libro Caterina Romeo fornisce molteplici risposte a questa semplice domanda, ricostruendo ed analizzando uno dei fenomeni culturali più  rilevanti e dinamici degli ultimi decenni.
Nella letteratura italiana postcoloniale è possibile leggere l’entità dei cambiamenti sociali che hanno investito l’Italia, da quando, alla fine degli anni Ottanta, il nostro paese, da luogo di origine di imponenti flussi migratori, si è trasformato in uno dei tanti contesti di arrivo delle migrazioni globali transnazionali.

Questa letteratura, di fatto, ci spinge a mettere in discussione il concetto stesso di identità italiana, a ripensare la nostra società e a concepire le persone migranti e le generazioni seguenti di nuovi italiani in modi che vanno oltre il rifiuto e la vittimizzazione. “Riscrivere la nazione” è un tributo alla rilevanza culturale e letteraria della letteratura italiana postcoloniale e al ruolo cruciale che essa ricopre nell’ampio contesto della cultura italiana contemporanea.

Caterina Romeo è ricercatrice confermata alla Sapienza Università di Roma, dove insegna Critica letteraria e Studi di genere. È autrice di Narrative tra due sponde. Memoir di italiane d’America (Carocci, 2005) e di numerosi saggi su letteratura e cultura italoamericane, teoria e letteratura postcoloniale, costruzioni di razza nell’Italia contemporanea e critica e teoria femminista. Ha tradotto i testi di numerose autrici italoamericane, tra cui Vertigo di Louise De Salvo (2006) e La pelle che ci separa di Kym Ragusa (2008). Con Cristina Lombardi-Diop ha curato Postcolonial Italy: Challenging National Homogeneity(Palgrave Macmillan, 2012), L’Italia postcoloniale (Le Monnier Università, 2014) e un numero monografico della rivista Postcolonial Studies dal titolo Postcolonial Europe (2015).

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Hafid Moussaoui (Oud e voce) e Rashmi Bhatt (percussioni) in concerto

Domenica 11 novembre alle 19, GRIOT ospita Hafid Moussaoui (Algeria, oud e voce) e Rashmi Bhatt (India, percussioni) in concerto

Hafid Moussaoui (Algeria) torna a suonare per gli amici di GRIOT, questa volta il suono magico del suo oud sarà accompagnato dalle percussioni di Rashmi Bhatt, musicista indiano di fama internazionale impegnato da tempo nella sperimentazione e fusione tra i linguaggi musicali dei vari popoli.

Esistono testimonianze sull’esistenza dell’oud già nell’antica Mesopotamia e nell’antico Egitto. Nel IX secolo il giurista di Baghdad Miwardi utilizzava l’oud nel trattamento delle malattie, e questa idea perdurò fino al secolo XIX. L’oud vivifica il corpo perché agisce sugli umori corporali, rimettendoli in equilibrio ed è considerato terapeutico, nella sua capacità di rinvigorire e donare calma al cuore allo stesso tempo. 

Hafid Moussaoui, considerato uno dei migliori virtuosi di Oud algerino, nato da una famiglia di musicisti originari di Bechar, città del deserto, ha vinto numerosi concorsi musicali e ha suonato per importanti istituzioni internazionali. Attivo in diversi campi artistici (teatro, danza, musica per il cinema) ha collaborato con musicisti internazionali americani, francesi e tedeschi suonando in prestigiose sale da concerto. Hafid ricopre la carica di Direttore dell’Atelier Musicale dell’Università di Tlemcen.
Rashmi Bhatt, nato in Gujarat, India, è cresciuto in un ambiente permeato da danza, teatro e musica indiana e ha studiato percussioni- tabla sotto la guida del Maestro Sree Torun Banerjee.
Rashmi ha suonato al fianco di grandi artsiti come Sting, Nusrat Fateh Ali Khan e Shakira, oggi vive e insegna a Roma.
Ingresso: 10€ quale sostegno all’organizzazione del concerto e delle tante attività culturali e artistiche proposte ai soci di Officina GRIOT. Tessera associativa eventi in omaggio.

E’ NECESSARIA LA PRENOTAZIONE, SCRIVENDO A: [email protected]