Pubblicato il

Presentazione di "Afrofobia" di Mauro Valeri (2019, Fefé editore)

Venerdì 14 giugno, alle 18.30 GRIOT presenta il saggio di Mauro Valeri “Afrofobia. Razzismi vecchi e nuovi” (Fefè editore). L’autore ne parlerà con l’editore Leonardo De Sanctis.  

Nei documenti ufficiali ONU e UE si fa sempre più uso del termine afrofobia per indicare “paura eccessiva” e avversione nei confronti di africani e afrodiscendenti. In realtà il razzismo moderno nei confronti dei neri ha origine molto antica e mutazioni recentissime. Il libro ricostruisce, attraverso un’analisi storica e sociologica, le metamorfosi del razzismo da quello schiavista a quello coloniale, da quello di Stato a quello democratico, da quello ribaltato a quello di guerra. Con particolare attenzione al razzismo italiano dal 1860 ad oggi. Nel 2018 Mauro Valeri ha tenuto presso GRIOT un corso di 10 lezioni dal titolo “Vecchi e nuovi razzismi. Il caso italiano” che ha accompagnato la stesura del saggio.

Mauro Valeri è Dottore in sociologia e psicoterapeuta, ha diretto l’Osservatorio nazionale sulla xenofobia dal 1992 al 1996, e dal 2005 è responsabile dell’Osservatorio su razzismo e antirazzismo nel calcio. Ha insegnato Sociologia delle Relazioni Etniche alla Sapienza Università di Roma. Ha pubblicato diversi saggi sul tema del razzismo, tra cui: La razza in campo. Per una storia della rivoluzione nera nel calcio (Edup, 2005); Black Italians. Italiani neri in maglia azzurra (Palombi, 2007); Nero di Roma. Storia di Leone Jacovacci, l’invincibile mulatto italico (Palombi, 2008); Che razza di tifo. Dieci anni di razzismo nel calcio italiano (Donzelli, 2010); Stare ai Giochi. Olimpiadi tra discriminazioni e inclusioni (Odradek, 2012); Mario Balotelli. Vincitore nel pallone (Fazi, 2014); con Mohamed Abdalla Tailmoun e Isaac Tesfaye, Campioni d’Italia? Sport e seconde generazioni (Sinnos, 2014); Il generale nero. Domenico Mondelli: bersagliere, aviatore e ardito (Odradek, 2015).

Pubblicato il

Firmacopie con Ayesha Harruna Attah

Venerdì 28 giugno alle 19 incontriamo Ayesha Harruna Attah, autrice di “I cento pozzi di Salaga”, pubblicato da Marcos y Marcos. Sarà l’occasione per avere una dedica sulla propria copia del suo bellissimo libro!

“I cento pozzi di Salaga” è un romanzo storico, ambientato in Ghana nel 1800. Wurche e Aminah sono due donne molto diverse per provenienza sociale e temperamento ma le loro vite si intrecciano quando una delle due comprerà l’altra a Salaga, grande mercato di schiavi. “I cento pozzi di Salaga” è un libro di viaggio, di formazione e di amore che riflette sul ruolo delle donne nella storia del Ghana e sugli sconvolgimenti che lo schiavismo e gli europei hanno causato in Africa.

Il 25 giugno Attah sarà al Festival Letterature presso la Basilica di Massenzio.

Ayesha Harruna Attah, ghanese, è l’autrice di tre romanzi: “Harmattan Rain” nominato per il Commonwealth Writers’ Prize 2010; “Saturday’s Shadows”, finalista Kwani? Manuscript Project nel 2013 e “I cento pozzi di Salaga”.
Attah ha studiato in Ghana e negli Stati Uniti, alla Columbia University e alla New York University. Vincitrice del premio Africa Centre Artists in Residency per il 2015 e Sacatar Fellow, lenè stata assegnata la borsa di studio 2016 Miles Morland Foundation per la non-fiction. Vive in Senegal.

Pubblicato il

Presentazione di "La straordinaria storia di cinque uomini che vissero in Iraq" di Abdul Munim Altai (2018, Schena editore)

Giovedì 20 giugno alle 19 ospitiamo la presentazione del libro “La straordinaria storia di cinque uomini che vissero in Iraq” di Abdul Munim Altai. All’incontro partecipano Muna Altai, traduttrice del libro e figlia dell’autore e Marisa Paolucci, giornalista e scrittrice. Introduce Leila Karami (Università La Sapienza).

“Vi racconto la storia di cinque uomini che vissero in Iraq. Li accompagnerò nel loro cammino, dall’infanzia fino alla loro tragica fine. Un racconto suddiviso in due parti: la prima sul periodo che va dalla rivoluzione popolare irachena del 1920, con la quale si proclamò l’indipendenza dell’Iraq, fino alla seconda rivolta del partito Baath avvenuta nel 1968; la seconda parte comprende il periodo che va dall’avvento della dittatura di Saddam Hussein del 1968 alla fine della guerra del Golfo nel 1992.
Chi sono e cosa rappresentano questi uomini? Sono persone speciali o addirittura degli eroi? Non è semplice definire, in base ai confusi criteri del nostro tempo, un eroe. Anche se sono d’accordo con Brecht quando afferma: “Beato il popolo che non ha bisogno di eroi. Non voglio azzardare un giudizio in merito, specialmente quando i nostri personaggi sono completamente sconosciuti, senza che un monumento, una piazza o una semplice lapide ne rammenti la memoria, senza alcuna occasione che li commemori. Molti non hanno nemmeno una tomba che raccolga i loro miseri resti. Sono, però, rimasti nei cuori e nei ricordi di coloro che li hanno conosciuti, coronando la loro memoria con una gloriosa luce di stima e di rispetto.”

Abdul Munim Altai (Bassora 1926 – Faenza 2001), si è laureato in medicina all’Università degli Studi di Napoli Federico II, mentre insegnava arabo all’Università degli Studi L’Orientale. Per decenni è stato il medico dell’Ambasciata italiana a Baghdad e delle più importanti società italiane in Iraq. Ha pubblicato diversi articoli ed è stato autore di diverse pubblicazioni di medicina e di opere letterarie: “Lawrence, il famoso avventuriero inglese”, “L’avventura della corazzata Bismark”, “Evoluzione del tempo”, “Il vagabondo”, “Hiroshima mai più”, “Lawrence e il suo ruolo nella rivolta araba”, Un nuovo Dio per un nuovo uomo”.

Pubblicato il

Presentazione di "Nella casa dell'interprete" di Ngugi wa Thiong'o (2019, Calabuig)

Domenica 24 novembre alle 18.00 GRIOT presenta “Nella casa dell’interprete” di Ngugi wa Thiong’o (2019, Calabuig). Parteciperanno la traduttrice del libro Maria Teresa Carbone e Alessandro Triulzi, docente di Storia dell’Africa.

«Com’è potuto un intero villaggio, con la sua gente, la sua storia, tutto, scomparire così?» Se lo chiede il giovane Ngugi wa Thiong’o, di ritorno nell’aprile 1955 dal college britannico vicino Nairobi che frequenta, quando scopre che il suo paese natale è sparito, e la sua casa di famiglia rasa al suolo. Attraverso il racconto dei suoi anni giovanili e della sua formazione all’interno del sistema scolastico coloniale wa Thiong’o rievoca le esperienze che lo trasformarono in un dissidente politico e in un autore fondamentale per la letteratura mondiale. Scritto nel 2012, questo memoir trasmette tutta la complessità del vivere e formarsi sotto il regime coloniale, apprendere la bellezza della letteratura europea e vedere il proprio villaggio distrutto. “Nella casa dell’interprete” è un nuovo capolavoro dell’autore keniano che nella sua vastissima produzione letteraria ha spaziato dalla critica, al teatro, dall’autobiografia al romanzo.

Ngugi wa Thiong’o (1938) è la principale figura letteraria dell’Africa orientale ed è considerato fra i massimi esponenti della letteratura africana. Dopo aver studiato a Kampala (Uganda) e a Leeds in Inghilterra, pubblica il suo primo romanzo Weep Not, Child (Se ne andranno le nuvole devastatrici, Jaca Book), ma è con A Grain of Wheat (Un chicco di grano) che guadagna fama internazionale. Dopo avere insegnato per un decennio all’Università di Nairobi, nel ’77 pubblica Petals of Blood (Petali di sangue, Jaca Book), romanzo in cui condensa una dura critica alla società keniota postcoloniale. Più volte candidato al Nobel per la letteratura e vincitore di numerosi premi internazionali, vive e insegna negli Stati Uniti.

Pubblicato il

Presentazione di "Euridice e la città meccanica" di Mauro Moruzzi (2018, Bonomo editore)

 
 
Giovedì 13 giugno alle 18.30 GRIOT ospita la presentazione del romanzo “Euridice e la città meccanica” di Mauro Moruzzi (2018, Bonomo editore). Insieme all’autore partecipano Yordanos Beyene (Associazione Donne Eritree in Italia, la scrittrice Maria Rosa Cutrufelli,  e Maria Caterina Federici, docente di sociologia dell’Università di Perugia. 
 

È il racconto di un lungo viaggio nell’architettura razionalista degli anni trenta, tra aride montagne e villaggi di un’Eritrea incantata; su vecchi treni, in bicicletta, con barche e auto di fortuna. Nei luoghi della memoria del colonialismo italiano, in una città, Asmara, che ha conservato, come in un incantesimo, i lineamenti materiali dell’era meccanica del novecento. È un percorso drammatico, nello spazio africano e nel tempo, alla ricerca di una Città del Futuro scomparsa nel nulla.
Mauro Moruzzi, sociologo, autore di molte pubblicazioni sul Welfare e la Rete, è al suo primo romanzo.

Pubblicato il

Presentazione di "Io Khaled vendo uomini e sono innocente" di Francesca Mannocchi (2019, Einaudi)

Venerdì 7 giugno alle 18.30 GRIOT presenta il libro “Io Khaled vendo uomini e sono innocente” di Francesca Mannocchi (2019, Einaudi). Insieme all’autrice partecipano il giornalista e regista libico Khalifa Abo Kraisse e la giornalista di Internazionale Annalisa Camilli. 

«Ci chiamano mercanti della morte, immigrazione clandestina, la chiamano. Io sono la sola cosa legale di questo Paese. Prendo ciò che è mio, pago a tutti la loro parte. E anche il mare, anche il mare si tiene una parte della mia mercanzia. Mi chiamo Khaled, il mio nome significa immortale. Mi chiamo Khaled e sono un trafficante».

Khaled è libico, ha poco piú di trent’anni, ha partecipato alla rivoluzione per deporre Gheddafi, ma la rivoluzione lo ha tradito. Cosí lui, che voleva fare l’ingegnere e costruire uno Stato nuovo, è diventato invece un anello della catena che gestisce il traffico di persone. Organizza le traversate del Mediterraneo, smista donne, uomini e bambini dai confini del Sud fino ai centri di detenzione: le carceri legali e quelle illegali, in cui i trafficanti rinchiudono i migranti in attesa delle partenze, e li torturano, stuprano, ricattano le loro famiglie. Khaled assiste, a volte partecipa. Lo fa per soldi, eppure non si sente un criminale. Perché abita un Paese dove sembra non esserci alternativa al malaffare. Francesca Mannocchi, giornalista e documentarista che da molti anni si occupa di migrazioni e zone di conflitto, ci restituisce la sua voce. Le sue parole raccontano un mondo in cui la demarcazione tra il bene e il male si assottiglia.

Francesca Mannocchi collabora da anni con numerose testate, italiane e internazionali, e televisioni. Ha realizzato reportage da Iraq, Libia, Libano, Siria, Tunisia, Egitto, Afghanistan. Ha vinto il Premio Giustolisi con un’inchiesta sul traffico di migranti e sulle carceri libiche e il prestigioso Premiolino 2016. Ha diretto con il fotografo Alessio Romenzi il documentario Isis, Tomorrow presentato alla 75a Mostra internazionale del Cinema di Venezia. Per Einaudi ha pubblicato Io Khaled vendo uomini e sono innocente (2019).

Pubblicato il

Kanimambo in Ghana – aperitivo di presentazione del progetto "La salute materno-infantile nel Jomoro"

Mercoledì 29 maggio alle 20 GRIOT ospita un aperitivo organizzato dall’associazione Kanimambo Roma Onlus, con selezione musicale a cura di Dj Afro e mostra fotografica di Elisa Vasconi.

Fondata nel 2004, Kanimambo promuove attività di cooperazione tra l’Italia e diversi paesi dell’Africa. Le attività dell’associazione si fondano sul confronto diretto con gli stakeholders locali e sul loro coinvolgimento diretto, nella convinzione che l’unico modo di fare cooperazione oggi sia partire da uno sguardo critico sullo “sviluppo” inteso come processo univoco ed eterodiretto e che, sia in fase progettuale che in fase applicativa, sia fondamentale rinegoziarne il significato e gli obiettivi con gli attori locali coinvolti.
La serata sarà l’occasione per presentare il progetto “La salute materno-infantile nel Jomoro”, nato in collaborazione con l’ospedale di Half Assini (Western Region, Ghana). Il progetto, basato su un’attenta ricerca etnografica e su una profonda conoscenza del contesto locale, mira a potenziare il follow-up medico in gravidanza e dopo il parto, valorizzando il pluralismo medico presente nell’area e potenziando le relazioni tra le diverse risorse di cura utilizzate dalle donne, che spaziano dalle forme di cura tradizionali a quelle ospedaliere.

Pubblicato il

Presentazione di "La variabile africana" di Raffaele Masto (2019, Egea Editore)

Giovedì 6 giugno alle 18,30 GRIOT presenta il libro di Raffaele Masto “La variabile africana. Riserve naturali ed equilibrio geopolitico del continente” pubblicato da Egea Editore. Insieme all’autore partecipa Massimo Zaurrini, direttore di Africa e Affari. 

Tra lo stereotipo dell’Africa come continente perduto e quello dell’Africa come futuro del mondo c’è una via di mezzo: quella delle realtà differenziate e complesse di 54 stati, ognuno con le proprie storie e culture.

Raffaele Masto è un giornalista che cerca quella via di mezzo, interrogandosi, al di là di quegli stereotipi, sulle cause complesse dei fenomeni sociali e delle dinamiche economiche in Africa, senza dimenticare di raccontare l’impatto che questi eventi hanno sulla vita delle persone nei paesi che attraversa. Al centro di questa raccolta di reportage su Mozambico, Costa d’Avorio, Sierra Leone e Sud Sudan ci sono le riserve naturali africane, da sempre obiettivo di attori esterni e merce di scambio di governi che raramente valorizzano i territori che guidano preferendo guadagni immediati e spesso personali. Quello delle risorse naturali africane è però un punto di partenza per raccontarci anche di una diversa visione di futuro in cui l’Africa finalmente possa avere la giustizia che merita dopo secoli di schiavismo e colonialismo.

Raffaele Masto è scrittore, giornalista e conduttore radiofonico presso Radio Popolare. Ha lavorato come inviato soprattutto in Africa, dove da oltre vent’anni segue guerre e crisi umanitarie. L’Africa e la sua realtà sociale, politica e antropologica sono lo scenario nel quale sono ambientati tutti i suoi saggi e i suoi reportage. Tra i suoi libri più recenti: Califfato nero (2016), La rabbia e la speranza (2012), Buongiorno Africa (2011). Collabora stabilmente con la rivista Africa. Il suo blog è http://www.buongiornoafrica.it.

Pubblicato il

Presentazione di "La storia delle sete antica" di George Salem (2019, Mreditori)

Domenica 26 maggio alle 18.30 GRIOT ospita la presentazione della raccolta di racconti “La storia della sete antica” di George Salem (2019, Mredezioni). Partecipano all’incontro Alma Salem, curatrice del libro e Antonino d’Esposito, modera la professoressa Isabella Camera d’Afflitto. 

È impossibile non scorgere nelle pagine dello scrittore siriano George Salem echi della filosofia esistenzialista europea, non a caso lo scrittore siriano fu traduttore di Camus. Tratti salienti di questa corrente di pensiero possono facilmente essere scovati nei racconti qui tradotti. Indubbiamente, il centro dell’universo di Salem è l’individuo in sé, e non certo le grandi masse, quasi del tutto assenti. Il singolo, poi, come già ricordato, nel corso delle novelle, si ritrova nel mondo e non lo riconosce, come se vi fosse stato scagliato dentro a sua insaputa. Il viaggio che si intraprende immergendosi nei racconti di George Salem somiglia purtroppo a una
traversata che si conclude qualche secondo dopo che il marinaio di guardia ha gridato: Terra! Nello stesso momento in cui sembrava profilarsi all’orizzonte la possibilità di un approdo, la sorte ci ha privato di un intellettuale che ancora molto aveva da darci. Ma forse il fascino di questi racconti ne esce rafforzato; pur non avendo avuto il tempo di fornirci una soluzione bell’e pronta, Salem ci ha indicato una probabile via da percorrere alla ricerca di un senso della vita che trascende.

Pubblicato il

Torna il Mercatino di GRIOT!

Sabato 1 e domenica 2 giugno, dalle 12 alle 18 vi aspettiamo in libreria con il nostro tradizionale mercatino estivo. 

Torna per due giorni il mercatino di GRIOT con le stoffe, le sciarpe e i vestiti della cooperativa Wubetu (Etiopia).
Potrete trovare anche i cesti colorati, le stuoie, le latte, le borse e i pagne tissé dal Senegal, le collane, gli orecchini e i wax dal Ghana e i bellissimi veli della Mauritania. i aspettiamo per bere un bicchiere di bissap o di te etiope con Aster e GRIOT!