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Presentazione di "Pensieri sostenibili ai piedi di un baobab" di Giuseppe Daconto (2019, La Meridiana)

Domenica 22 settembre alle 19, GRIOT ospita la presentazione del libro “Pensieri sostenibili ai piedi di un baobab” di Giuseppe Daconto, pubblicato da edizioni la meridiana. Insieme all’autore ci saranno  Vincenzo Marino, ICN-Confcooperative e Istituto Colorni-Hirschman ed Elvira Zaccagnino, direttrice delle edizioni la meridiana.

Non si tratta di un taccuino di viaggio, di un reportage giornalistico, di un racconto romanzato di incontri. Non è un saggio di politica o di economia sull’Africa, sulla sua cultura, né un libro sullo sviluppo sostenibile. Ma è un po’ tutto questo. Queste pagine sono un misto di emozioni e riflessioni sull’Africa che l’autore fa scoprendo che in quel pezzo di mondo, rappresentato nelle cartoline dai baobab, come nel nostro, come in tutti i sud della terra, c’è ancora tanto da fare, tanto da costruire, tanto da migliorare.
In filigrana il libro contiene considerazioni che essenzialmente riguardano noi europei, racchiuse in una domanda provocatoria: non è che ci stiamo “africanizzando”? Se è vero che quei luoghi pongono domande stringenti sul futuro, proprio dal confronto tra noi e loro, Senegal e Italia, sicuramente nemmeno troppo lontani e pur sempre dello stesso pianeta, sorge un dubbio: verso dove stiamo andando?
Ed ecco che guardare e raccontare un pezzetto dell’Africa, il Senegal, può servire a parametrare meglio il nostro futuro, come umanità, senza distinzioni di sorta, partendo da alcune immagini forti come “chiavistelli metaforici” per entrare in questa porzione di continente e rapportarla al nostro.
Giuseppe Daconto, è laureato in Economia all’Università Aldo Moro di Bari e alla Federico Caffè di Roma 3, si dedica anche allo scoutismo cattolico e al volontariato politico, tra la Puglia e Roma. Attualmente è economista presso Fondosviluppo, il fondo mutualistico di Confcooperative, all’interno del Centro Studi. Si occupa principalmente di economia cooperativa, sviluppo e politiche della coesione.

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Presentazione "Carolina Maria de Jesus. Una biografia ai margini della Letteratura" di Rita Ciotta Neves (2019, Alpes)

Sabato 21 settembre, alle 18.30 GRIOT ospita la presentazione di “Carolina Maria de Jesus. Una biografia ai margini della Letteratura” di Rita Ciotta Neves (2019, Editrice Alpes). Insieme all’autrice parteciperanno l’antropologo Massimo Canevacci, la regista Elisabetta Pandemiglio e per la casa editrice Doriano Fasoli, poeta e saggista.

La biografia della scrittrice Carolina Maria de Jesus (1914-1977) vuole ripercorrere la vita e la produzione letteraria di una singolare protagonista della letteratura brasiliana del ‘900, raccontando, allo stesso tempo, alcuni momenti fondamentali del grande paese sudamericano: dal periodo coloniale fino agli anni ’60. Carolina, nera, nubile e madre di tre figli, vive nella favela di Canindé, dove è scoperta per caso da un reporter che le permette, nel 1960, di pubblicare la sua prima opera, il diario Quarto de Despejo. Il libro, che racconta la durissima vita della favela, avrà uno straordinario, anche se effimero, successo letterario. L’avvento della dittatura militare e l’ abbandono dei media, la respingeranno, pochi anni dopo, nell’oblio e nella miseria. Eppure Carolina non smetterà mai di scrivere: diari, un romanzo, poemi, testi teatrali. Considerata, in Brasile, tra le prime protagoniste della Letteratura Marginale, Carolina influenzerà l’attuale Letteratura Periferica. Accusata di “scrivere male” Carolina stravolge in realtà ogni canone letterario e ci lascia un’opera affascinante e sorprendente, che va al di là del genere autobiografico e della pura testimonianza sociale.

Rita Ciotta Neves è nata a Roma nel 1949, dove si è laureata in Lettere presso l’Università La Sapienza, concludendo il dottorato in Storia presso l’Università Portucalense di Porto. Dal 1980 vive a Lisbona. È stata docente di Italiano all’Università di Coimbra e, nell’ambito del Progetto Erasmus, docente alle Università di Perugia, Arezzo e Lecce. A Lisbona è stata docente di Italiano all’Istituto Italiano di Cultura e di Semiotica e Teoria Letteraria all’Università Lusófona. Oltre a numerosi articoli, saggi e traduzioni, ha pubblicato “Italo Calvino, Lições de Modernidade” (Edições Universitárias Lusófonas, 2007) e “Gramsci: a Cultura, os Subalternos e a Educação” (Edições Colibrí, 2016).

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Presentazione di "Morire a Mogadiscio. Diario di guerra. Ritorno a Mogadiscio" di Hassan Osman Ahmed

Martedì 10 settembre alle 18.30 GRIOT presenta il libro “Morire a Mogadiscio. Diario di guerra. Ritorno a Mogadiscio” di Hassan Osman Ahmed (2019, Edizioni Efesto). Insieme all’autore parteciperanno Sandro Triulzi, docente di Storia dell’Africa e Zakaria Mohamed Ali, giornalista e documentarista di origini somale. 

«Nel gennaio del 1991 mi trovavo in Somalia per la ricerca sul campo per il dottorato in Africanistica, quando ho assistito al crollo del regime di Siyad Barre. Spinto da mia moglie Udi e dagli amici, ho tenuto un diario di testimonianze: “Morire a Mogadiscio”. A distanza di ventisette anni, nel gennaio del 2017, ho fatto ritorno per assistere mia madre che era in coma in ospedale. Anche questa volta ho messo per iscritto un diario: “Ritorno a Mogadiscio”, con le impressioni sulla situazione politica e sociale della Somalia. Nel primo diario descrivo come sono stato colto impreparato dagli avvenimenti di inaudita violenza che si susseguivano fuori, intorno a me, e nella mia famiglia. A volte mi sembrava di vivere in una città che non riconoscevo più, e non vedevo l’ora di fuggire per non impazzire. Mi dispiaceva per i giovani che erano coinvolti in un wargame più grande di loro. Quando sono ritornato nel 2017, mi sono chiesto come un’intera generazione fosse potuta sopravvivere a decenni di guerra, senza sapere il significato di pace. Allora ho capito perché i giovani fuggono dalla Somalia: perché noi della diaspora gli facciamo scoprire un altro mondo che a loro è permesso sbirciare solo su facebook» (dalla quarta di copertina).

Hassan O. Ahmed è nato in Somalia nel 1948, ha studiato Lettere e Filosofia a Milano. Negli anni ’80 ha insegnato lingua italiana presso l’Università di Mogadiscio e, dopo aver ottenuto una borsa di dottorato in Africanistica all’Università Orientale di Napoli, ha condotto una ricerca sulla città di Marka. Con la caduta di Siyad Barre e l’inizio della guerra è tornato in Italia con la sua famiglia.  Successivamente ha vissuto a Londra , insegnando sempre italiano. Attualmente vive a Londra.

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Presentazione di "Storia dei Mediterranei. Popoli, culture e scoperte dal tardo Medioevo al 1870"

Giovedì 12 settembre, alle 18.30, GRIOT ospita la presentazione di “Storia dei Mediterranei. Popoli, culture e scoperte dal tardo Medioevo al 1870.”, edito da Edizioni di storia e studi sociali. All’incontro partecipano: Pino Blasone, scrittore e studioso del mondo arabo, Massimo Cultraro, ricercatore IBAM-CNR, Flavio Enei, direttore del Museo di Santa Severa,  e Carlo Ruta, storico del Mediterraneo e saggista. 

La vicenda dei popoli mediterranei raccontata da prospettive finora inedite o poco scandagliate: è il progetto inaugurato da Edizioni di storia e studi sociali con il primo volume della Storia dei Mediterranei, già presentato nel dicembre 2018 presso GRIOT.
In questo nuovo libro, che prende le mosse dalle fratture storiche che aprirono alla modernità, vengono passati al vaglio aspetti determinanti di questo periodo lungo in grado di introdurre nel dibattito storiografico elementi del tutto innovativi. Si va dai rapporti tortuosi ma spesso anche fecondi tra mondi religiosi, alle zone d’ombra e di mediazione nei rapporti tra Occidente e Oriente, alle comunicazioni travagliate, e tuttavia non secondarie, tra l’Europa e la sponda africana nella lunga guerra. E ancora, dalle vicissitudini delle tecniche nautiche, dalla bussola alla macchina a vapore, passando per l’ancora e ai modi in cui l’Europa occidentale, dopo le grandi scoperte del XV e XVI secolo, andò inventando, modellando e stabilizzando le «sue» Americhe. Si tratta in sostanza di percorsi particolari ma ricchi di prospettiva, che puntano a slargare, appunto, l’orizzonte degli studi, con il contributo di un team di storici e archeologi di profilo altissimo quali Massimo Cultraro, Carlo Ruta, Franco Cardini, Eric Rieth, Francesco Tiboni, Renato Gianni Ridella, Irena Radić Rossi, Mauro Bondioli e Mariangela Nicolardi, Luca Lo Basso, Emiliano Beri, Flavio Enei, Deborah Cvikel, Stefano Medas, Maurizio Brescia.

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L’Algeria di una volta, 1976-1978. Fotografie di Michael Ivy

Giovedì 18 luglio alle 19, GRIOT incontra Michael Ivy per vedere insieme le sue fotografie di un’Algeria d’altri tempi. 

Michael Ivy (Londra 1953), ha vissuto e lavorato in Algeria da novembre 1976 a giugno 1978, come insegnante d’inglese in un istituto tecnico ad Annaba, una città di porto sul mare nell’Est del Paese, l’ex-“Bone La Coquette” dell’epoca francese. Nel tempo libero ha esplorato il Nord Constantinois e una parte del Sahara, da Annaba a Constantine, dal suggestivo sito romano di Timgad alle montagne degli Aurès ed alle oasi del nord Sahara come Biskra, El-Oued, la “ville aux mille cupoles” della viaggiatrice Isabelle Eberhardt, Touggourt e il suggestivo M’zab. In questi viaggi ha scattato moltissime fotografie in bianco e nero di persone e paesaggi in un periodo in cui in Algeria si poteva girare senza problemi pur non essendo un paese turistico.

Era infatti un Paese in via di sviluppo, indipendente dalla Francia da relativamente poco tempo (1962). Il governo era essenzialmente militare, presidiato dal colonnello Houari Boumediène, allora uomo forte dell’Africa del Nord. Oggi, l’Algeria è il più grande Paese dell’Africa e la quarta potenza economica del continente, negli ultimi mesi alle prese con un cambio di regime di cui non si capisce ancora l’esito.

Partendo dalle foto di Michael Ivy si parlerà del passato e del presente di un paese a noi vicino ma ancora poco conosciuto.

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Aperitivo con il Romaeuropa Festival 2019

Venerdì 12 luglio, alle 19, GRIOT vi invita ad un aperitivo con il Romaeuropa Festival. L’evento sarà l’occasione per presentare gli spettacoli che il festival dedicherà all’Africa quest’anno e per acquistare uno speciale abbonamento creato per gli amici di GRIOT, 4 spettacoli per 40 euro.

Anche quest’anno il Romaeuropa Festival, uno dei più importanti appuntamenti europei per il teatro, la danza e la musica, presenta un programma ricco di protagonisti provenienti dal continente africano.

Nel caleidoscopico panorama del festival, infatti, spicca la presenza di artiste di fama internazionale come la maliana Fatoumata Diawara e la sudanese Alsarah, accompagnata dalla sua band The Nubatones e dal burundese J.P. Bimeni. A questi appuntamenti si aggiungono altri due doppi concerti: la serata che unisce musicisti di sorprendente talento come il camerunense Blick Bassy – che presenterà 1958, il suo concept album dedicato alla morte del leader anticoloniale Ruben Um Nyobé – e la capoverdiana Mayra Andrade – definita da molti l’erede di Cesaria Evora; e l’evento Le cri du Caire + Love and Revenge, che “in perfetto stile GRIOT” celebra le contaminazioni mettendo insieme lo sperimentalismo di Abdullah Miniawy, scrittore e cantante del Cairo – affiancato dal sassofonista Peter Corser, dal violoncellista Karsten Hochapfel e dal trombettista Erik Truffa – e l’immaginario electro-pop evocato dai libanesi Rayess Bek e Randa Mirza.

Il 12 luglio da GRIOT sarà in vendita uno speciale abbonamento per questi quattro spettacoli (40 euro per tutti e quattro) e la possibilità di acquistare con il 25% i biglietti singoli. Presenteremo gli spettacoli e berremo un bicchiere insieme, vi aspettiamo!

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Presentazione di "La nostra civiltà" di Soumaila Diawara

Venerdì 5 luglio alle 19, GRIOT ospita la presentazione della raccolta poetica di Soumaila Diawara “La nostra civiltà”. Con l’autore parteciperà l’attivista Roberta Parravano. Le letture saranno accompagnate dalla musica del griot Pape Kanouté. 

“Guai a guardare con ingenuità o superficialità le parole che Soumaila Diawara scolpisce nei suoi versi. Versi che non hanno, per i nostri canoni, metrica o ritmica, ma a leggerli possiedono un’armonia profonda, vitale, emanano un calore come provenissero da un vulcano sotterraneo ma si espongono allo sguardo di tutti, si schierano. Perché Soumaila è schierato, direttamente e senza ambiguità, non tentenna, non cerca il facile consenso attraverso frasi consolatorie ma scende in profondità, colpisce basso e ferisce anche, perché ferire è il compito di chi, scrivendo, ci fa risentire vivi. Lui questo mondo lo ama e lo vorrebbe cambiare, con le persone vuole crescere e poter sognare, vuole amare ed essere ricambiato, discutere e mettersi in discussione” (dalla Prefazione di Stefano Galieni).

La seconda raccolta poetica di Soumaila Diawara ci parla di amore e di rabbia, di migrazione, di politica e di civiltà, la “nostra”, quella di un’umanità che combatte tutti i giorni contro le ingiustizie.

Soumaila Diawara è nato nel 1988 a Bamako (Mali), dove consegue la laurea in Scienze Giuridiche. Nel periodo universitario inizia la sua esperienza politica prendendo parte attiva nei movimenti studenteschi a fianco della società civile. Al termine degli studi si inserisce definitivamente in politica entrando nel partito “Solidarité Africaine pour Démocratie et l’Indépendance” (SADI) di cui è responsabile del movimento giovanile. Diventa il dirigente della comunicazione del suo partito, carica grazie alla quale compie molti viaggi all’estero per raccontare l’esperienza dei partiti di sinistra del suo paese. Nel 2012 è stato costretto ad abbandonare il Mali perché accusato ingiustamente, insieme ad altri, di una aggressione ai danni del Presidente dell’Assemblea Legislativa. Per tali accuse molti suoi compagni sono stati uccisi, altri, come lui, sono dovuti partire seguendo la rotta libica e attraversando il Mediterraneo su un gommone. Soumaila Diawara è arrivato in Italia nel 2014, grazie al salvataggio di una nave della Marina Militare. Ha ottenuto la protezione internazionale ed è rifugiato politico, si occupa attivamente dei diritti dei migranti a Roma. Questa è la sua seconda raccolta di poesie in italiano dopo “I sogni di un uomo”.

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Presentazione di "Africa loro" di Franco La Cecla (2019, Milieu edizioni)

Giovedì 4 luglio alle 19, GRIOT presenta il libro di Franco La Cecla “Africa loro. Viaggio lungo un continente” (2019, Milieu edizioni). Insieme all’autore ci sarà il sinologo e cineasta Carlo Laurenti. 

L’Africa è il luogo per eccellenza della presunzione europea e in particolare italiana. Da “aiutiamoli a casa loro”, a “ricacciamoli a casa loro”, dal becerismo salviniano alla France-Afrique, al buonismo veltroniano, alla retorica degli aiuti, quello che prevale è la totale ignoranza di un mondo che non è solo un serbatoio di potenziali invasori o il luogo di residenza dei miserabili della terra. L’Africa è un continente vasto, moderno e antichissimo di cui continuiamo a ignorare abitanti e geografia facendo finta di sapere ma che non siamo mai andati a vedere di persona.
Una ricerca sulla sostenibilità alimentare in Kenya, Tanzania e Sudafrica vi ha spinto Franco La Cecla. In questo diario di campo, tramite l’amicizia con un personaggio singolare, l’autore racconta quello che capisce e che non capisce. Soprattutto si accorge che esiste una “Africa loro” che per un bianco europeo è problematico cogliere nella sua interezza. L’Africa è un luogo intenso e nuovissimo per il nostro sguardo così abituato ad accontentarsi di stereotipi.

Franco La Cecla è un antropologo, ha pubblicato molti libri e collabora stabilmente con la RepubblicaAvvenireIl Sole 24 ORE. Ha insegnato in numerose università italiane e straniere tra cui l’Università di Bologna, Palermo, Venezia, Berkley.

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"Che cosa leggo questa estate?" Le ultime novità della letteratura africana raccontate da GRIOT.

Domenica 30 giugno alle 18.30 GRIOT vi racconta le ultime uscite letterarie africane in lingua italiana e inglese per consigliarvi cosa leggere questa estate. 

Ancora non avete una lista dei libri da leggere questa estate? Volete qualcosa di nuovo oltre ai candidati al Premi Strega, ai bestseller internazionali e alle mode letterarie del momento? E’ dall’inverno che rimandate il momento di scegliere cosa leggere?

Negli ultimi mesi le case editrici italiane hanno pubblicato molti libri di autori africani e noi vogliamo consigliarveli e raccontarveli! Dai romanzi più tradizionali ai racconti horror, gli scrittori africani e le scrittrici africane stanno spopolando in tutto il mondo (e da GRIOT). Vi parleremo anche delle prossime uscite e delle novità in inglese. 

La scelta è ampia e per tutta la giornata del 30 giugno vi faremo anche uno sconto sui libri. 

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Presentazione di "Generazione senza padri" di Gaja Pellegrini-Bettoli (2019, Castelvecchi)

Giovedì 27 giugno alle 18.30, GRIOT ospita la presentazione di “Generazione senza padri. Crescere in guerra in Medio Oriente” di Gaja Pellegrini-Bettoli (2019, Castelvecchi). Insieme all’autrice parteciperà il giornalista Luigi Galluzzo. 

Questo libro, nato dall’esperienza di vita quotidiana dell’Autrice in Medio Oriente, ne racconta gli scenari dietro le quinte ricordando che il rischio di una narrativa troppo semplificata distorce e ostacola la comprensione della storia e dei popoli. Dal primo reportage sulle tracce del rapimento della cooperante italiana, Rossella Urru, in Algeria nel 2012, alla vita a Gaza, nel Territorio Palestinese Occupato, e in Israele, fino allo scoppio della guerra nell’estate del 2014, la narrazione prosegue poi in Libano, con interviste politiche ai vertici di Hezbollah, ministri in Iraq e sul fronte, a Mosul, durante l’offensiva contro lo Stato Islamico, con gli jihadisti e le loro vittime. Un testo ricco di aneddoti che mette in risalto le contraddizioni della vita in Medio Oriente e le sfumature della complicata quotidianità della vita in questi Paesi, a volte con risvolti paradossali e comici.
Gaja Pellegrini-Bettoli Giornalista laureata in Scienze Politiche e con un Master in Storia Economica conseguito alla London School of Economics, dal 2013 vive in Medio Oriente. In italiano pubblica per «Limes» e per il «Corriere della Sera» e in inglese in numerose testate e e siti di think-tank Si è occupata di reportage sul fronte a Mosul in Iraq e di interviste politiche in Libano, Israele, Iraq, Algeria e nel Territo-rio Palestinese Occupato. Ha lavorato per le Nazioni Unite a Gaza come addetto stampa e presso il Parlamento Europeo e la Commissione a Bruxelles.