Venerdì 24 novembre alle 18,30 GRIOT presenta il libro “Discordia concors. La «perennis philosophia» tra crisi del mondo moderno e Rinascenza” di Sebastian Schwibach
A discutere del libro assieme all’autore ci saranno il professor Luciano Albanese ed Emanuele Dattilo

Una articolata, e filologicamente accorta, ricostruzione dell’affascinante sviluppo concettuale di una delle più complesse tradizioni filosofico-teologiche occidentali, che va dal Neoplatonismo alla Rinascenza sino ai mistici moderni: l’idea di “filosofia perenne”.
«È caratteristico dell’idea di filosofia perenne il non fermarsi alla scissione tra teologia e filosofia, magari con la pretesa di fare dell’una l’arbitro della validità dell’altra, ma di considerarle come due manifestazioni della verità così intrinsecamente legate da far sì che i loro relativi linguaggi si intreccino costantemente. il discorso filosofico è discorso teologico, in quanto si occupa dell’essere supremo e fornisce una via per la sua contemplazione, così come il discorso teologico è eminentemente filosofico, in quanto si preoccupa di guidare, attraverso la razionalità, all’intuizione sovrarazionale dell’unica verità. Teologia e filosofia hanno la loro origine entrambe dall’intuizione mistica, di cui sono un riverbero, capace di guidare altri uomini verso tale intuizione. Che il linguaggio assuma dei connotati dal carattere più strettamente filosofico o maggiormente teologico non è, dunque, indice del mutamento del significato di fondo, quanto piuttosto dell’adeguamento dei significanti alla cultura e alla vita di chi scrive. L’idea di una filosofia perenne afferma, dunque, che l’unica verità può essere espressa in molti modi, che ogni espressione, pur sempre parziale, coglie un aspetto dell’Assoluto indicibile e può guidare alla sua conoscenza».
Sebastian Schwibach dopo una laurea in scienze forestali e ambientali presso l’Università della Tuscia, ha intrapreso studi filosofici presso l’Università di Roma La Sapienza, dove ha conseguito il titolo triennale a seguito di una ricerca sulla origine mistica della sapienza greca. Nel 2017, dopo aver studiato un anno a Jena, si è laureato con una tesi magistrale sulla crisi del mondo moderno e la filosofia perenne, di cui questo libro costituisce la rielaborazione.
Vi aspettiamo venerdì 24 novembre alle 18, 30 per la presentazione del libro “Discordia Concors” con Sebastian Scwibach, Luciano Albanese ed Emanuele Dattilo. L’incontro sarà seguito da un piccolo rinfresco offerto dall’autore.


Mazen Kerbaj
“Approdi e naufragi” – Dal culto brasiliano di Nostra Signora di Lampedusa alle carrette affondate nel Mediterraneo Fabrice Olivier Dubosc ricostruisce la ‘costellazione storica’ con cui il Grande Esodo Migrante mette alla prova la coscienza contemporanea e i suoi fantasmi. Se il ‘museo delle mancate sepolture’ accomuna moltitudini di subalterni, nella ‘poetica della relazione’ la connessione tra elaborazione del lutto, creatività e resistenza culturale emerge con grande carica simbolica. Intrecciando filosofia e psicoanalisi, antropologia e storia, pratiche e pensieri, Approdi e Naufragi esplora le strategie etiche ed estetiche volte a ‘immaginare l’altro’ partendo dalla comune vulnerabilità dell’essere umano ma senza assimilare o ridurre la ricchezza inconciliabile del mondo. Un libro illuminante per meglio comprendere i fenomeni migratori contemporanei e il mondo che cambia, con tutte le sue paure e contraddizioni. (Dalla quarta di copertina)
Piccolo Lessico del Grande Esodo – La crisi migrante si è ormai trasformata in un Grande Esodo continuo e apparentemente inarrestabile. Un tema che mette in gioco i confini esterni e quelli interni dei paesi coinvolti, costringendo i governi ma soporattutto i cittadini a fare i conti con nodi irrisolti ereditati dalla Storia del secolo precedente: il razzismo e la guerra, le politiche identitarie e la paura del diverso. Con questo Piccolo lessico del Grande Esodo i curatori, uno psicoanalista e un’arabista, hanno tentato di costruire un vocabolario della crisi migrante attraverso ottantatré lemmi che spiegano la migrazione economica e quella dei rifugiati, quella della Storia e quella delle storie delle persone, esplorandone l’impatto e le sfide psicologiche e politiche, ma anche le dinamiche e le procedure con cui l’Europa e l’Italia affrontano la crisi: dagli hotspot ai trattati di Dublino, dalla paghetta dei rifugiati alle seconde generazioni, dall’incidenza economica del lavoro migrante ai fantasmi dell’islamismo radicale. Uno strumento di consultazione e di riflessione agile per il vasto pubblico interessato a comprendere uno dei fenomeni cruciali della contemporaneità. (Dalla quarta di copertina)
Stremata da una giornata di traffico, afa e inconvenienti, Ilaria arranca su per i sei piani senza ascensore fino alla porta di casa sua, sperando di poter finalmente riposare. Speranza vanificata da un giovane alto e allampanato, dalla pelle scura e le gambe lunghissime che la informa senza troppi fronzoli di essere suo nipote. “Tu sei mia zia”. Nel suo nome il ragazzo porta le tracce del padre di Ilaria, un anziano e smemorato signore dal passato pieno di chiaroscuri, di non detti, di rimossi. Ilaria si trova in bilico tra l’incredulità e la voglia di scoprire chi fosse veramente suo padre, e alla fine si imbarca in un viaggio nello spazio e nel tempo che la condurrà – e condurrà il lettore – indietro nella su
C’è un abisso, una faglia tra Africa ed Europa, dove migliaia di migranti stanno scomparendo ieri e oggi. Fatti sparire. Presi a tenaglia tra due fronti: gli abusi e i conflitti nei paesi di origine e i muri europei.
È possibile scrivere qualcosa di nuovo su un tema – l’antiamericanismo arabo – ripetutamente visitato dalla pubblicistica internazionale? Questo libro risponde di sì, e lo fa grazie ad un’analisi rigorosa, ma mai fredda, condotta lungo una serie di registri che combinano un solido impianto intellettuale con la capacità di ascoltare e il gusto degli incontri con persone reali. Quello che ci viene proposto è un percorso attraverso le complessità, e le conflittualità, del Medio Oriente contemporaneo in cui l’antiamericanismo costituisce uno dei possibili fili conduttori che permettono di avvicinarsi ad un’interpretazione globale.
Sette miliardi di onde, come le persone che popolano la terra, dividono il Senegal, il piccolo villaggio di Ndanarou, da Parigi: due universi che appaiono lontani, estranei, inconciliabili. Così come due donne, Nicole e Fatu, profondamente diverse ma, in fondo, la stessa persona. Nicole Fatu, in bilico fra due realtà discordanti: Parigi, quella
Esistono testimonianze sull’esistenza dell’oud già nell’antica Mesopotamia e nell’antico Egitto. Nel IX secolo il giurista di Baghdad Miwardi utilizzava l’oud nel trattamento delle malattie, e questa idea prese piede e perdurò fino al secolo XIX: l’oud vivifica il corpo, proprio perché agisce sugli umori corporali, rimettendoli in equilibrio. E’ considerato terapeutico, nella sua capacità di rinvigorire e donare calma al cuore allo stesso tempo. Dalla Spagna islamica, nel X secolo, è importato in Europa, dove diviene presto lo strumento preferito per accompagnare la musica di corte.
lavora con la trasmissione orale (non è quindi necessario saper leggere la musica), allo scopo di sviluppare l’ascolto e le competenze canore di ogni partecipante. Il suo insegnamento si basa sul divertimento e sul piacere del canto corale, capace di creare naturalmente l’armonia tra le persone. Uno dei numerosi valori trasmessi da questa esperienza è quello dell’incontro attraverso l’aspetto universale della musica, un “