Descrizione
Zongo Street è ovunque, o non esiste, e non è semplicemente un quartiere immaginario o immaginifico di Rumasi, è un incubatore, ‘il posto dove nascono le storie che ho bisogno di raccontare’, siano esse ambientate a Zongo Street stessa o a New York (o Long Island o ovunque nel nostro Occidente), prima e dopo l’Undici settembre, storie la cui radice profonda – allegorica, irreale o concretissima – penetra negli archetipi dell’immortale spirito della favola. Ogni storia (o favola, appunto) è un’esperienza condivisa, il mimetizzato resoconto di un’iniziazione, una partecipata rielaborazione di ricordi, perché ‘nessuno scrittore può distaccarsi dal suo vissuto’. Personaggi nati in Ghana, divenuti americani o no, proiettati per necessità nel mainstream di New York, l’ombelico del mondo, o ghanesi senza Occidente, a casa loro con i loro racconti senza tempo, personaggi ubiqui – la badante Shatu che non vuole morire a New York; il pittore Felix; il venditore di tè Mallam Sile; Suraju, il più scaltro truffatore di Zongo Street; Mewuja, il bambino più cattivo dell’universo – e indimenticabili, talmente reali da sembrare più veri di chi li ha ispirati. Ali, in fondo, con la sua brevità densa e una leggerezza che arriva direttamente al cuore – prerogativa degli scrittori che rimangono -, pur negandone la ragione d’essere, e proprio perché i mondi non sono diversi o incompatibili, suggerisce un modello di integrazione opposto ai piagnistei contemporanei: l’arte commovente della vita.