Pubblicato il

Contaminazioni da GRIOT – Kora, sax, arpa celtica e percussioni: Madya Diebate incontra Giulio Caré e Pietro Petrosini

Domenica 14 ottobre alle 19,00 GRIOT ospita una serata di contaminazioni musicali animata da Madya Diebate, Giulio Caré e Pietro Petrosini
Madya Diebate con la sua kora, arpa tradizionale mandinka a 21 corde, libera una musica straordinaria in cui le cascate senza fine di note che si rincorrono l’un l’altra, i motivi ricorsivi e le infinite variazioni ritmiche e armoniche sui semplici temi di base trasmettono pace, freschezza e spiritualità ed elevano l’ascoltatore ad uno stato di virtuosismo meditativo.
 
 
Giulio Carè al sax e arpa celtica. Musicista per passione, Giulio suona strumenti diversi (pianoforte, saxofono, arpa celtica) ed in vari generi (pop, rock, fusion, new age): un amante della sperimentazione, pronto a tutto, pur di emozionarsi ed emozionare.
 
 
 
Pietro Petrosini, percussionista strappato alla legge. Avvocato di professione, suona percussioni provenienti dall’Africa e dal sud America. Alla ricerca di una musicalità comune e della versatilità, ha spaziato in vari generi, dall’etno, al rock fino al jazz.
Vi aspettiamo domenica 14 ottobre alle 19,00 con Madya, Giulio e Pietro per una serata di note scatenate!
 
 

L’ingresso è riservato ai soci (tessera eventi 5€) – Contributo libero per musicisti e aperitivo

Pubblicato il

Proiezione di “Immaginari in esilio. Cinque registi d’Africa si raccontano” di Daniela Ricci

Sabato 29 settembre alle 18.30, GRIOT ospita la proiezione del documentario di Daniela Ricci “Immaginari in esilio. Cinque registi d’Africa si raccontano”. Insieme all’autrice partecipa Leonardo De Franceschi, docente di  Teorie e pratiche postcoloniali del cinema e dei media all’Università di Roma Tre.

Daniela Ricci, studiosa di cinema africano e della diaspora, torna da GRIOT per presentare il suo documentario su cinque registi di origine africana. Newton Aduaka, John Akomfrah, Haile Gerima, Dani Kouyaté e Jean Odoutan: i loro percorsi artistici e personali da Parigi a Washington, da Ouagadougou a Londra, passando per Uppsala e Ouidah. Le loro lotte e il loro quotidiano risuonano con le sequenze dei loro film, i cui personaggi e situazioni sono l’espressione delle loro identità complesse. Attraverso lo sguardo di questi cinque cineasti, costantemente alla ricerca di un equilibrio tra le diverse culture, le maschere cadono e i miti si fracassano!

Il documentario dura 53 minuti ed è in francese e inglese con sottotitoli in italiano.

Daniela Ricciorganizzatrice a Savona la rassegna di cinema internazionale “Uno sguardo all’Africa” , ha conseguito il dottorato presso l’Università Jean Moulin Lyon – co-diretto con la Howard University di Washington. La sua ricerca si concentra sui film contemporanei provenienti dall’Africa e le sue diaspore. Insegna “Studi cinematografici” presso l’Università Paris Ouest-Nanterre ed è ricercatrice associata presso il Gruppo di ricerca Marge di Lione. E’ membro della Federazione Africana dei critici cinematografici  di Dakar. E’ autrice del libro “Cinémas des diasporas noires : esthétique de la reconstruction” (L’Harmattan, 2016)

Pubblicato il

Presentazione de "I noti ospiti" di Giuseppe Mistretta e Giuliano Fragnito (2018, Greco & Greco)

Sabato 6 ottobre, alle 18.30, GRIOT presenta il libro “I noti ospiti” di Giuseppe Mistretta e Giuliano Fragnito, pubblicato da Greco & Greco Editori. Insieme agli autori partecipa Mario Raffaelli, presidente di Amref Italia. Modera l’incontro la giornalista di Repubblica Raffaella Scuderi.

Nel 1991, all’indomani della caduta del Colonnello Menghistu, alcuni tra i più importanti gerarchi del regime etiope si presentano all’Ambasciata d’Italia ad Addis Abeba cercando rifugio dalle possibili epurazioni del nuovo governo di Meles Zenawi. Da lì inizia la storia de “I noti ospiti”, una storia lunga 27 anni durante i quali due di questi gerarchi si sono installati in una villetta del parco dell’Ambasciata nonostante i numerosi tentativi di mediazione condotti dalle autorità diplomatiche italiane e un lungo processo condotto in contumacia. I due, l’ex-capo di Stato Maggiore Addis Tedla e l’ex ministro degli Esteri Berhanu Bayeh sono ancora lì, in attesa di una quasi impossibile amnistia che li potrebbe liberare da una condizione di cattività durante la quale lo scenario politico internazionale ed etiope è molto cambiato.  Giuseppe Mistretta, Ambasciatore in Etiopia tra il 2011 e il 2014, Giuliano Fragnito, Primo Segretario nella stessa sede diplomatica, ricostruiscono in modo rigoroso la storia dei “noti ospiti” mettendo in risalto il valore umanitario della scelta italiana di accogliere i fuggitivi e, allo stesso tempo, cercando di comprendere le ragioni del governo etiope che ne chiedeva la consegna alle autorità. 

Il Ministro Plenipotenziario Giuseppe Mistretta, Direttore per i Paesi dell’Africa Subsahariana al MAECI, è stato Ambasciatore in Etiopia e in Angola. Ha pubblicato numerosi saggi e romanzi e collabora con molte testate giornalistiche.

Giuliano Fragnito, diplomatico dal 2009, ha lavorato al MAECI nella Direzione Generale Cooperazione e Sviluppo e presso la Direzione Generale Mondializzazione e Questioni globali. Dal 2013 al 2017 è stato Primo Segretario Presso l’Ambasciata di Addis Abeba; attualmente è Primo Segretario presso la Rappresentanza italiana a Bruxelles. 

 
 

Pubblicato il

Incontro e firmacopie con lo scrittore nigeriano Igoni A. Barrett

Martedì 18 settembre alle 20 GRIOT vi invita a conoscere lo scrittore nigeriano Igoni A. Barrett. Sarà l’occasione per bere un bicchiere di vino e farsi firmare una copia di “Culo nero” (2017) e “L’amore è potere, o almeno gli somiglia molto” (2018) i suoi libri pubblicati dalla casa editrice 66th&2nd. Dialogherà con Barrett il giornalista Gabriele Santoro. 
 

“Nel 2011 mi trovavo bloccato ad Abuja: è la noiosa capitale burocratico-amministrativa della Nigeria, situata al centro della nazione, ma in quell’occasione tutto era fermo a causa di dimostrazioni contro il prezzo della benzina. Lì mi è venuta in mente l’immagine di un giovane nigeriano che diventa bianco mentre sta per recarsi a un importante colloquio di lavoro. Molto più tardi ho pensato di farne prima un racconto, poi un romanzo. Ma è solo dopo che ho cominciato a scrivere che mi è stata chiara la connessione con La metamorfosi, così sono andato a rileggere la storia di Gregor, e mi sono domandato: perché non esce di casa, perché non cerca di diventare il re degli insetti? La mia storia, comunque, voleva essere un romanzo sulla società nigeriana.” (Intervista a Igoni Barrett pubblicata su L’Indice dei libri del mese il 1 marzo 2018)

 

Igoni Barrett è nato a Port Harcourt, in Nigeria, nel 1979. Fellow, tra gli altri, del Chinua Achebe Center e del Norman Mailer Center. Nel 2005 ha esordito con la raccolta di racconti From Caves of Rotten Teeth, tra cui figura The Phoenix, premiato quello stesso anno dalla Bbc. Con la caleidoscopica raccolta di racconti L’ amore è potere, o almeno gli somiglia molto e l’irriverente romanzo Culo nero, entrambi pubblicati in Italia da 66th&2nd si è imposto prepotentemente sulla scena della letteratura nigeriana contemporanea.

Pubblicato il

Presentazione di "Mare Nostrum" di Diego Romeo (2018, Ensemble Edizioni)

Domenica 30 settembre alle 18,30 GRIOT ospita la presentazione di “Mare Nostrum”, un romanzo di Diego Romeo. Insieme all’autore parteciperà il dottor Mario Giro, responsabile delle Relazioni Internazionali della Comunità di S. Egidio, già Viceministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale.

Giovanna è una giovane dottoressa che decide di adire come volontaria a Mare Nostrum, l’operazione di ricerca e salvataggio in mare voluta dal Governo italiano che tra il 2013 e il 2014 ha messo in salvo oltre 160.000 migranti. Catapultata subito nel mezzo di uno dei principali drammi del nostro tempo, quello delle migliaia di persone che sono costrette ad attraversare il Mediterraneo su imbarcazioni di fortuna, la ragazza farà i conti con una realtà che prima aveva solo visto nelle immagini dei telegiornali e che la sconvolgerà completamente.

Diego Romeo è nato a Napoli nel 1976. Laureato in Lettere e Filosofia, gestisce appalti pubblici presso l’Università degli Studi Roma Tre. Fa parte della Comunità di Sant’Egidio, per la quale si occupa di arte e disabilità, e di relazioni interreligiose, ed è membro del circolo culturale IPLAC dal 2013. Ha scritto numerosi libri, ricevendo l’apprezzamento di pubblico e critica.

Pubblicato il

Presentazione di "Tutto cominciò a Nairobi" di Marco Cochi (2018, Castelvecchi editore)

Domenica 23 settembre alle 18,30 GRIOT ospita la presentazione del saggio “Tutto cominciò a Nairobi” di Marco Cochi (2018, Castelvecchi editore). Insieme all’autore parteciperanno l’antropologa Annamaria Cossiga e il giornalista di Nigrizia e Oltrefrontiera News, Rocco Bellantone. 

Marco Cochi in questo saggio analizza la storia di al Qaeda e dei suoi gruppi terroristici affiliati in Africa partendo dagli attentati che nell’agosto del 1998 hanno colpito le ambasciate degli Stati Uniti a Nairobi (Kenya) e Dar es Salaam (Tanzania) provocando 213 morti. Da quel momento è iniziata l’ascesa del gruppo terroristico nato nel 1998 in Pakistan che per la  prima volta, in quell’estate del 1998, ha ricevuto attenzione dai media mondiali e che solo tre anni dopo ha concepito e attuato l’attentato alle Torri Gemelle. Boko Haram in Nigeria, Al Shabaab in Somalia e Kenya e moltissimi altri piccoli gruppi insanguinano ancora il continente  – sette anni dopo la morte del fondatore Osama Bin Laden – sullo sfondo della rivalità con lo Stato Islamico, rivalità che si declina a livello locale e a livello globale. L’Africa è quindi uno dei principali territori di uno scontro che sta provocando vittime e spostamenti epocali di popolazioni (2,7 milioni di profughi solo in Nigeria) le cui conseguenze arrivano solo in minima parte in Europa.

Marco Cochi, giornalista e ricercatore, si occupa di Africa da oltre 15 anni scrivendone su Nigrizia, Eastwest e altre testate. Direttore di ricerca presso il CeMISS per il monitoraggio dell’Africa subsahariana e del Sahel, docente al Master in Governo dei flussi migratori attivato presso la Link Campus University ed è ricercatore presso l’Osservatorio sul terrorismo e il fondamentalismo dell’Università della Calabria. È membro del consiglio scientifico di Africana – Rivista di studi extraeuropei (Index Islamicus – Cambridge University Library) e in passato ha realizzato progetti di ricerca a lungo termine per il Centro Militare di Studi Strategici (CeMiSS) del ministero della Difesa, il Centro Altiero Spinelli – Cattedra Jean Monnet (CeAS) dell’Università Roma Tre, l’Africa Research and Development Forum.

 

Pubblicato il

Il mercatino delle pulci di GRIOT!

Domenica 16 settembre dalle 12 alle 20 vi aspettiamo per uno speciale “mercatino delle pulci” da GRIOT

Tanti dei nostri prodotti di artigianato tessile, oggetti, stoffe e gioielli provenienti da paesi dell’Africa e del Medio Oriente saranno in vendita a prezzi scontatissimi. Sarà l’occasione per sostenere le attività della libreria, curiosare tra i nostri libri e fare degli ottimi affari!
Chi verrà a trovarci potrà ristorarsi con un fresco drink a base di lime e zenzero, una bella tazza di tè o bissap…che aspettate? Ci vediamo da GRIOT domenica 16 settembre dalle 12 alle 20!

Pubblicato il

Presentazione di "Afrotopia" di Felwine Sarr (2018, Edizioni dell'Asino)

Giovedì 20 settembre, alle 19, GRIOT ospita Felwine Sarr per la presentazione del suo saggio “Afrotopia”, pubblicato da Edizioni dell’Asino. Parteciperanno insieme all’autore, Livia Apa (Università Orientale di Napoli),  Sandro Triulzi (Archivio delle Memorie Migranti) e Goffredo Fofi. 

 

Felwine Sarr è considerato uno dei più autorevoli intellettuali dell’Africa Francofona. “Afrotopia” è un saggio scritto nel 2016 con il quale Sarr cerca di sanare il contrasto tra l’ottimismo economico del capitalismo che negli ultimi anni ha individuato nell’Africa la terra promessa della crescita e l’eterno sospetto occidentale che il continente non sarà mai capace di acquisire standard che facciano uscire le sue popolazioni dalla povertà e dalle emergenze politiche, economiche e sociali. Sarr propone per l’Africa una terza prospettiva – una prospettiva africana – partendo dalla tradizione dei pensatori africani della decolonizzazione del pensiero e dello sguardo per approdare alla profonda critica al concetto di sviluppo.

Come scrive Livia Apa nell’introduzione del saggio “Il progetto di Felwine Sarr non è quello di promuovere un’idea di africanità da opporre astrattamente all’Occidente, ma piuttosto quello di riflettere sull’oggi, per creare una rinnovata coscienza dell’essere parte di un sistema di valori in grado di produrre una ecologia di saperi utili al progresso globale.”

Felwine Sarr è nato in Senegal nel 1972, è economista e docente all’Università Gaston Berger di Saint-Louis. Nel 2016 ha fondato con l’intellettuale camerunense Achille Mbembe “Les Ateliers de la Pensée” un laboratorio che si tiene a Dakar una volta l’anno e che raccoglie i migliori pensatori dell’Africa francofona. Sempre a Dakar ha fondato la casa editrice Jimsaan con Boubacar Boris Diop e Nafissatou Dia. E’ musicista e scrittore di saggi, romanzi e librettista dello spettacolo Kirina che aprirà il Romaeuropa Festival 2018.

Pubblicato il

Presentazione del romanzo "Antar" di Eliana Iorfida (2018, Vertigo)

Venerdì 21 settembre alle 18,30 GRIOT presenta il libro “Antar” di Eliana Iorfida
A discuterne assieme all’autrice ci sarà la scrittrice Laura Venezia
Antar – il personaggio che dà il nome al libro – si chiama come un importante poeta-guerriero arabo di epoca preislamica, Antara Ibn Shaddad, una sorta di Ulisse del mondo arabo di cui porta in qualche modo sulle spalle il complesso e avventuroso destino. Il romanzo è la storia di un giovane italo-siriano diviso tra due mondi: siriano in Italia e italiano in Siria, Antar vive un costante cortocircuito identitario che lo porta ad intraprendere un vero e proprio “viaggio di ritorno” in Siria. Un viaggio in cui la storia familiare del protagonista si intreccia con quella di personaggi forti come padre Paolo Dall’Oglio, sullo sfondo di un paese ormai distrutto e smembrato. L’Io narrante del romanzo diventa, dunque, una lente attraverso cui leggere la dolorosa Storia della Siria contemporanea e, allo stesso tempo, la dimensione sospesa di chi è ponte inconsapevole tra culture.
Eliana Iorfida, cresciuta a Serra San Bruno, in provincia di Vibo Valentia, Eliana Iorfida si è laureata in Archeologia a Firenze nel 2007. Ha lavorato nell’ambito della museologia e della didattica e ha partecipato a importanti missioni di scavo in Italia e in Medio Oriente (Siria, Egitto e Israele). Il suo romanzo di esordio “Sette paia di scarpe” (2014, Rai-Eri)si è classificato al secondo posto durante l’edizione 2013 del Premio letterario La Giara.
Pubblicato il

Presentazione di "L'ultimo melograno" di Bachtyar Ali (2018, Chiarelettere editore)

Lunedì 10 settembre alle 19, GRIOT presenta “L’ultimo melograno” del romanziere curdo – iracheno Bachtyar Ali (2018, Chiarelettere). Insieme all’autore parteciperanno Simona Maggiorelli, direttrice della rivista Left, Chiara Comito di Editoriaraba, Soran Ahmad dell’Istituto Internazionale di Cultura Kurda e il professore Adriano Rossi, Presidente dell’Ismeo.

“Il melograno simbolizza proprio la solidarietà, l’idea dello stare insieme come i grani di questo frutto, uniti all’interno di una piccola buccia. È un simbolo molto importante che ricorre spesso nei miei romanzi. La (loro) ricerca di una solidarietà, del vivere insieme proteggendosi a vicenda è molto presente nelle vicende dei miei personaggi, ed è centrale all’interno di questo romanzo.

Così il romanziere curdo Bachtyar Ali risponde a Goffredo Fofi che nel luglio 2018 lo ha intervistato per la rivista “Gli Asini” sul simbolismo del melograno del titolo del libro, ed è un melograno di vetro che accomuna le tre persone che potrebbero essere il figlio del protagonista del romanzo, Muzafari Subhdam.

Un combattente curdo, un rivoluzionario le cui gesta avevano ispirato tanti dopo di lui nella rivolta curda contro Saddam Hussein, poi incarcerato in una prigione in mezzo al deserto. Dopo 21 anni miracolosamente esce e si mette alla ricerca del figlio mai conosciuto, l’unico essere umano che non aveva dimenticato in quella prigione di sabbia. “Comincia così un viaggio nelle ferite dell’Iraq, ma raccontato attraverso il genere fantastico: Muzafari e il romanzo si muovono infatti tra castelli incantati, alberi profetici, uomini dai cuori di vetro e bianche sorelle magiche. Scopriamo quindi che i tre Seriasi (…) sono i figli perduti di un’intera generazione, di un’intera comunità, di un intero Paese – l’Iraq –  che negli ultimi 30 anni di guerre e tragedie si è perso i propri figli per strada, senza dar loro speranza.” (Chiara Comito, Editoriaraba).

Bachtyar Ali è uno dei più importanti scrittori del Medio Oriente. Nato nel 1966 a Sulaymaniyah, nel Kurdistan iracheno, ha preso parte non ancora ventenne alle proteste studentesche contro il regime di Saddam Hussein, rimanendo ferito. Insignito nel suo Paese dei premi letterari HARDI (2009) e Sherko Bekas (2014), in Europa ha ricevuto l’English PEN Award (2015) e il premio Nelly Sachs (2017). Romanziere, poeta e saggista, ha firmato il primo romanzo curdo tradotto in inglese della storia. I suoi libri sono pubblicati in numerosi Paesi in tutto il mondo, tra cui Germania, Regno Unito, Francia e Stati Uniti. Dal 1998 vive a Colonia, in Germania.

L’incontro è stato organizzato grazie alla collaborazione dell’Istituto Internazionale di Cultura Kurda.