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Incontro "L'Europa e l'Africa. Diversità, nuovi imperialismi, paternalismo, terra promessa."

Giovedì 4 luglio alle 18,00, la Libreria GRIOT ospiterà l’incontro “L’Europa e l’Africa. Diversità, nuovi imperialismi, paternalismo, terra promessa.” 
 
Parteciperanno lo scrittore Enzo Barnabà, Françoise Kakindi (Bene-Rwanda), Eugenio Melandri (Cipsi), Maria Donata Rinaldi (Cospe) e Niccolò Rinaldi (Europarlamentare IdV)
 

europa e africa

L’incontro, organizzato da Niccolò Rinaldi, deputato al Parlamento europeo e Vice-Presidente del gruppo Alleanza dei Liberali e Democratici per l’Europa (ALDE), si inserisce in un ciclo di tavole rotonde dedicato al confronto tra Europa e resto dei continenti. L’Africa subsaheliana appare una terra ancora restia a omologarsi rispetto alla competizione tra Europa, America e Asia nei mercati e nella politica estera. Uno spazio dove potrebbero ancora prevalere valori di coesione sociale e di economia e un rapporto col tempo diversi rispetto a un crescente individualismo e alla frenetica corsa di questo inizio di XXI secolo. Ma questa differenza africana, quanto è ancora vera e quanto appartiene ormai a un luogo comune? La difficoltà nel confrontarsi con il mercato globale – ruolo crescente della Cina e dell’India, stallo dei negoziati degli

Accordi di Partenariato Economico con l’UE, debolezza dell’integrazione regionale – esprime la specificità culturale ed economica dell’Africa, o è solo la sua dimensione di provincia in via di conquista?  Nella teoria dello scontro tra civiltà, l’Africa non esprime alcuno dei supposti poli di “civiltà” leader nel mondo, e questa condizione ne farebbe un luogo protetto o del tutto marginale? Cosa rimane, in tutto questo, del mito del mal d’Africa, della irresistibile nostalgia europea verso lo spazio aperto e il sentimento di libertà trasmesso dall’Africa?

Oppure la corruzione, la devastazione ambientale, l’avidità della classe dirigente, in realtà tratteggiano un’Africa assai più cinica? E quanto la cultura africana e la stessa memoria collettiva africana, dalla tradizione orale all’assunzione dell’esperienza coloniale fino ai traumi più recenti come il genocidio ruandese, sono capaci di misurarsi con la costante contaminazione di un mondo sempre più aperto?