AMNESTY INTERNATIONAL sezione italiana
Il Gruppo 221 – Roma Centro,
per il progresso della pace nel mondo
e a sostegno della politica di educazione ai diritti umani
Invita alla presentazione del libro di
Roberta Barberini
Il giudice e il terrorista
Il diritto e le sfide del terrorismo globale
EINAUDI, 2008
Interverrà l’Autrice, magistrato
Introduzione di Stefano Pratesi, vicepresidente della
Sezione Italiana di Amnesty International
Cos’è il terrorismo? Qual è la differenza tra un terrorista e un combattente per la libertà? Come possiamo difenderci dalla nuova violenza fondamentalista senza rinunciare alla nostra civiltà del diritto?
Il nuovo terrorismo attraversa le frontiere nazionali e sfugge ai nostri tradizionali strumenti giuridici. Le idee di legge, diritto e libertà che la comunità internazionale ha definito nel corso del tempo non bastano ad afferrarne il profilo. Anche per questo manca nel mondo un’idea condivisa di come combatterlo, mentre si moltiplicano le risposte unilaterali. Roberta Barberini, da molti anni impegnata su questo fronte nelle istituzioni nazionali e internazionali, accompagna il lettore tra i molti interrogativi che attraversano la nostra coscienza civile e giuridica nel tempo nuovo del terrore globale.
«Terrorismo» non è un termine neutro. Per quanto si cerchi di essere distaccati, è difficile ignorare il fatto che il concetto implica un giudizio morale. Sono pochi i gruppi, le organizzazioni o gli stati che accettano volentieri l’etichetta. Ciò ha indotto molti a ritenere che la nozione di terrorismo abbia in sé un significato inevitabilmente soggettivo. In particolare, scegliere l’etichetta di «terrorista» o quella di «combattente per la libertà» dipenderebbe solo dal punto di vista e dalle simpatie politiche dell’osservatore. Se taluno condivide gli obiettivi di un individuo, costui è un combattente per la libertà, altrimenti è un terrorista. All’interno di un singolo stato è facile decidere chi è il terrorista: colui che esercita una minaccia qualificata nei confronti dello stato in quel determinato momento storico. A lungo, in Italia, gli irredentisti sudtirolesi furono qualificati come «terroristi», prima di essere soppiantati dalle Brigate Rosse.
Sul piano internazionale avviene l’opposto: non c’è accordo su chi debba considerarsi terrorista, e sembra anzi che in giro non vi sia un solo terrorista unanimamente considerato tale. È questa la ragione per cui le Nazioni Unite non sono riuscite sinora a formulare una definizione di terrorismo valida universalmente. Di tale mancanza la lotta contro il terrorismo risente pesantemente, perché nomina sunt substantia rerum. E per combattere un nemico occorre anzitutto identificarlo.
2008
Gli struzzi
EINAUDI
pp. XXII-246
16,5
ISBN 8806188577