Descrizione
‘Se hai trovato il titolo, il più è fatto’ dice Laferrière. Certo, dopo ti resta da scrivere il libro. Ma scrivere ‘è un po’ come coltivare piselli’: si pianta il seme, poi si annaffia e si va via, in attesa che qualcosa germogli. Lo stesso vale per la letteratura. Inutile tormentarsi davanti a un foglio bianco, meglio passeggiare nel parco, indugiare su una panchina, viaggiare insieme al poeta Basho. Fluttuare, lasciandosi sedurre dagli elementi che si hanno a disposizione: nomi di donne, voci, una città che Laferrière conosce molto bene, Montréal, e un’altra che non conosce affatto, Tokyo. Già, perché qui il titolo è: ‘Sono uno scrittore giapponese’. Una provocazione? No, solo un modo per riflettere sull’arte della scrittura – il luogo ideale in cui ricercare (o smarrire) la propria identità – e scacciare, almeno dai libri, ogni forma di nazionalismo.