Descrizione
Il corpo è sempre stato un oggetto di studio sfuggente, pericoloso e indocile per le scienze sociali. Occorre smettere di pensarlo come un oggetto e considerarlo come soggetto di produzione di senso, raccogliendo le sfide epistemologiche che pone con urgenza ai recinti disciplinari e agli sguardi riduzionisti coi quali si è spesso tentato di mapparne la complessità. A partire dal superamento della radicale separazione tra corpo e mente sulla quale si sono fondati i diversi sguardi della modernità (scientifico, antropologico, coloniale), il concetto di incorporazione ha da tempo aperto la possibilità di ripensare gli approcci classici allo studio del corpo. Attraverso un’analisi dello stereotipo coloniale come strumento di costruzione dell’identità che passa per la rappresentazione del corpo, questo studio esplora le possibilità di una sua sovversione nel lavoro delle artiste contemporanee Lorna Simpson e Kara Walker. Utilizzando un approccio interdisciplinare tra antropologia, sociologia, studi culturali e postcoloniali, studi visuali e storia dell’arte contemporanea, questa analisi esplora il modo in cui le opere delle artiste smascherano e disinnescano lo stereotipo di matrice coloniale sul corpo. Le opere analizzate ‘impongono’ all’osservatore una modalità percettiva che non è più un’attività prettamente razionale ma un’attività incorporata, che coinvolge il corpo dell’osservatore, considerando gli aspetti emozionali nella loro capacità di produrre senso.