Descrizione
La modernità sciolse l’individuo dai vincoli di Antico regime, ma gli riconobbe una libertà limitata alla sola sfera economica. Sul fronte politico l’individuo restò prigioniero di teorie e pratiche organicistiche. Queste ultime furono alla base della violenza razzista che si manifestò nel corso del xx secolo in forme a noi note. Meno riconoscibile, invece, fu la violenza razzista esercitata attraverso la sfera economica, plasmata anch’essa dalle dittature fasciste secondo schemi simili a quelli su cui si fonda ora la costruzione europea comunitaria. Schemi solo apparentemente in rotta con la tradizione: il fascismo ha affossato le libertà politiche, ma solo riformato quelle economiche, assicurando un ordine del mercato attraverso l’imposizione del meccanismo concorrenziale. Il razzismo è ancora oggi una forma di violenza politica, ma sempre più intrecciata con tecniche di disciplinamento dei comportamenti individuali veicolati dal mercato. Come spiegare altrimenti il crescente ricorso alla forza militare per l’accapparramento di mercati e materie prime e l’uso massiccio della forza lavoro migrante piegata dalle regole della clandestinità?
Il libro ricostruisce i paradigmi di attribuzione della cittadinanza secondo schemi economici dal fascismo all’Unione europea, evidenziando i momenti di continuità, caratterizzati dal razzismo politico ma soprattutto dal razzismo economico.