Giovedì 23 novembre alle 18,30 una singolare presentazione-spettacolo, dove Naby Eco Camara, Paolo Mastromo e il pubblico si alterneranno nella musica, nel canto e nella lettura di brani del libro: “L’Aventure est dure”.
Portano a memoria, da generazioni, le storie delle famiglie e quella, collettiva, della Nazione; officiano le cerimonie civili e si offrono come mediatori nei conflitti. E soprattutto sono artisti: cantanti, musicisti, spesso ballerini. I Griot sono ancora oggi una sorta di memoria vivente dell’intera Africa equatoriale occidentale e per questo, come disse lo storico maliano Hampáté Bá durante una conferenza all’Unesco negli anni Sessanta, “ogni Griot che muore è come una biblioteca che brucia”.
Negli ultimi venti anni, grazie all’avvicinamento fra la cultura africana e quella europea, i Griot hanno portato in Occidente la musica nera, riscuotendo straordinario e crescente successo. Il Griot Naby Eco Camara, trentasei anni, appartenente a una delle famiglie artistiche più note della Guinea, è da dodici anni in Italia. Suona il balafon e canta, insieme con il suo complesso Les Amis d’Afrique. Oggi tiene concerti in tutta Europa ma gli inizi furono difficili. Li racconta nel libro che ha scritto insieme con il giornalista Paolo Mastromo e che, non a caso, ha voluto intitolare L’aventure est dure, un libro nel quale ripercorre, insieme, la storia delle sue origini e la sua evoluzione personale e artistica, così che questo libro – come Naby stesso racconta – è al tempo stesso la sua vita a anche “un pezzo d’Africa”, dove si racconta anche di un mondo antico che cambia, della emancipazione femminile, dell’economia che stenta a decollare, della religione e della tradizione, della tolleranza e dell’ospitalità.
Naby Eco Camara ha lavorato e collaborato artisticamente con personaggi del calibro di Youssou N’Dour e Ludovico Einaudi ma non si considera affatto “arrivato”; suoi riferimenti sono il fratello-zio Alkhali Camara, virtuoso internazionale del balafon, e Mamady Keïta, che ha fatto conoscere in tutto il mondo il Djembe, il tamburo africano. “Io voglio fare per il balafon – Dice Naby Eco Camara – quello che Mamady Keïta ha fatto per il djembe, diventare una sorta di ambasciatore artistico di questo strumento, antenato del pianoforte, che è tanta parte della cultura, non solo musicale, dell’Africa”.