Descrizione
A causa del razzismo del CIO, le diplomazie di Pechino, Giacarta, Hanoi, Vientiane, Phnom Penh, il Cairo, Algeri, Tirana, Pyongyang, Città del Messico, l’Avana, Brasilia, Conakry, ecc., cercarono un proscenio mondiale in cui lo sport dei Paesi afro-asiatici e americolatini potesse manifestare il proprio valore senza ricatti o condizionamenti politici. I Games of New Emerging Forces posero in grave crisi il carrozzone-CIO, ma per l’indifferenza e l’ostilità anticinese, mostrate da Mosca – a cui i partiti satelliti, e per primo quello italiano, obbedirono ciecamente – l’esperimento ebbe sì successo, però durò solo tre anni. Furono anche la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria cinese, e le guerre e i massacri avvenuti in Egitto, Repubblica Araba dello Yemen (nord), Indonesia, entrambi i Vietnam, Cambogia e altrove, a dare ossigeno all’establishment sportivo bianco, con somma soddisfazione del Cremlino e della Casa Bianca.