Descrizione
Una mattina a Parigi, andando all’asilo, una bambina chiede al padre: “Dì papà, perché balli quando cammini? “. La domanda è innocente e seria. Perché suo padre zoppica, perché non va in bicicletta, in scooter? Il padre non può sottrarsi. Bisogna raccontare cosa è successo alla sua gamba, risvegliare ricordi, tornare a Gibuti, nel distretto di Château d’eau, nella terra dell’infanzia. In questa terra di luce e polvere, dove la malattia, prima la febbre e poi questa gamba che non voleva più funzionare, lo rendevano diverso, unico. Era il “debole” e il “piccoletto” ma anche il miglior allievo della scuola, il favorito di Madame Annick, la sua insegnante francese, un lettore insaziabile, il re delle dissertazioni. Abdourahman Waberi ricorda il deserto in movimento di Gibuti, il Mar Rosso, la spiaggia della Siesta, le case di lamiera del suo quartiere, la sua immensa solitudine e le figure che lo hanno segnato per sempre: Papa-la-Tige che vendeva bigiotteria ai turisti, sua madre Zahra, tremante, dura, silenziosa, e sua nonna soprannominata Cochise in omaggio al capo indiano perché regnava sulla famiglia, e Ladane, di cui era segretamente innamorato. Racconta la storia del dramma, quel momento che ha messo tutto sottosopra, la lotta che poi ha iniziato e che lo ha reso un uomo che conosce il prezzo della poesia, del silenzio, della libertà, un uomo che balla sempre. Nascosta tra le pagine del romanzo c’è anche GRIOT, luogo nel quale il padre e la madre di Béa si sono incontrati per la prima volta.