Descrizione
Arrestato per affiliazione al partito comunista nella primavera del 1987 dai servizi segreti di Hafez Assad e condannato solo nel 1993 a quindici anni di reclusione dopo averne già passati sei in isolamento, il poeta e giornalista siriano Faraj Bayrakdar ha imparato a memoria le sue poesie ‘come facevano i nostri antenati prima della diffusione della scrittura’. Dopo più di sei anni gli vennero concesse visite a cadenza mensile d’un quarto d’ora. Cominciò allora a passare alla figlia versi scritti su cartine di sigaretta, e questo libro nacque cosi. Rilasciato nel 2000, alcuni anni or sono è stato tra coloro che hanno guardato con sincero entusiasmo alla primavera araba, che ha speranzosamente definito ‘autunno dei tiranni’. Spesso la storia smentisce i poeti, eppure l’unica via che conduce fuori da ogni ‘luogo stretto’ passa sempre per ‘la lingua all’apice del chiarore’ di versi come quelli di Faraj Bayrakdar.