Martedì 14 aprile alle 18 GRIOT ospita sulla sua pagina facebook la presentazione di “La civetta cieca” di Sadeq Hedayat, pubblicato da Carbonio Editore. All’incontro virtuale parteciperanno l’iranista e islamologa Anna Vanzan, traduttrice del libro, e lo scrittore Giorgio Fontana. Per vedere la diretta seguite la nostra pagina
Pubblicato a Bombay nel 1936, La civetta cieca è una pietra miliare della letteratura iraniana moderna, finalmente tradotto da Anna Vanzan dalla sua versione originale in lingua persiana.
La civetta cieca è una storia di discesa agli inferi senza ritorno, un viaggio allucinato eppur consapevole negli abissi della coscienza. Quasi fosse un sonnambulo, la mente ottenebrata da oppio e alcol, Hedayat, nella voce di un miniaturista di portapenne, ripercorre le vicende di un’intera vita, in un fluire di immagini che attraversano il giorno e la notte, l’amore e la morte. Il resoconto lirico e terribile di questo viaggio è un libro senza tempo che appartiene a buon diritto ai capolavori del Novecento. Il simbolismo e l’esistenzialismo francese, alla cui scuola Hedayat si era formato, incontrano la cultura orientale in un componimento di rara profondità e bellezza.
Sadeq Hedayat (Teheran, 1903 – Parigi, 1951) è stato tra i massimi intellettuali iraniani del XX secolo. Di famiglia nobile, frequentò un liceo francese a Teheran, per poi trasferirsi in Belgio, a Parigi e successivamente in India. Studioso della letteratura occidentale, della storia e del folklore dell’Iran, tradusse numerose opere in persiano e fu autore di romanzi, raccolte di racconti, saggi critici e opere teatrali. Morì suicida a Parigi. La civetta cieca poté cominciare a circolare in Iran soltanto nel 1941, dopo l’abdicazione di Reza Shah Pahlavi, e tuttora subisce una forte censura in patria.