Domenica 16 maggio alle 18.30: La Libreria GRIOT in collaborazione con il Circolo PD Trastevere il Coordinamento Sinistra Ecologia Liberta I° Municipio presentano:
“C.A.R.A. Italia”. Proiezione del documentario e, a seguire, dibattito con il regista Dagmawi Yimer e i due protagonisti.
IL FILM: Hassan e Abubaker, ragazzi somali di 20 e 21 anni, sono cresciuti insieme a Mogadiscio durante la guerra civile. La loro amicizia è quasi un destino: compagni di classe alle elementari, si sono ritrovati a Tripoli durante la fuga verso l’Europa e infine nel C.A.R.A. di Castelnuovo di Porto, un centro di prima accoglienza per rifugiati a quaranta chilometri da Roma. Attraverso la voce di Hassan, il documentario racconta l’attesa del riconoscimento dello status di rifugiato nel vuoto del centro e lo smarrimento dopo averlo ottenuto, senza sapere più dove dormire. Uno sguardo interno sull’accoglienza che il nostro paese riserva a chi è cresciuto nel mito dell’Europa democratica e civile.
IL REGISTA: Dagmawi Yimer è nato ad Addis Abeba nel 1977. Diplomato alla scuola inglese, ha frequentato la Facoltà di Giurisprudenza, ma poi ha deciso per motivi politici di emigrare. Attraverso la Libia è arrivato a Lampedusa nel luglio 2006, dove ha ottenuto la protezione umanitaria. Come autore video, collabora con l’associazione Asinitas Onlus all’interno del progetto Archivio Memorie Migranti. ha firmato diversi cortometraggi e il film-documentario Come un uomo sulla terra (2008), con Andea Segre e Riccardo Biadene. C.A.R.A. Italia (2010) è la sua opera prima come regista di lungometraggi.
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“Ora Dagmawi va più a fondo. Si è reso conto sulla propria pelle che un richiedente asilo vive un analogo calvario anche quando approda in Italia. Nei centri di accoglienza i giovani richiedenti asilo vivono sospesi in un non-luogo e quando mettono il naso fuori il razzismo e la diffidenza li travolge… Ma c’è anche la speranza e Dagmawi ce la mostra. Nel centro i giovani creano una loro alternativa al degrado: cantano, cucinano e sperano in un futuro. Uno qualsiasi.” Igiaba Scego